Baciamo le mani

Baciamo le mani Don Carmelo, sempri baciamo le mani.

Lo Gradisce un cannolo? Son buonissimi sa, mica ci badi che sono su una scatola da scarpe, è che me li manda sempre un mio figlioccio che sta a Palermo, chiddu chi travagghia con Don Terenzio, se lo ricorda? Eh sì, ancora vivu è, sì. No, sì, lo so che m’aviva dittu di farlo fuori, e io ci mandai appunto il mio figlioccio, ma quello che vuole, paga.

No non voglio dire che lei non paga Don Carmelo, no si figuri, e che! Don Carmelo è uomo d’onore! Lo sappiamo tutti che i problemi son quelle banche fituse che non mi fanno arrivare il bonifico da tre anni a sta parte!

Comunque Don Carmè, posso chiamarla Carmè vero? Ah no? Mi scusassi, bacio le mani ancora Don Carmelo, scusassi.

Don Carmelo, questa mattina presto, che ero appena sveglio, mi sento suonare al portoncino, giù dabbasso.

Io stavo ancora in mutande, e insomma mi affaccio e sotto ci stanno due macchine grosse, nere. E lì vicino ai citofoni non ti vedo Tanu ‘u Pisci?

“O Marò!” mi son detto “Mi son scordato che oggi c’era l’ammazzatina del Giudice!”

Insomma, le sarà capitato anche a lei Don Carmelo ogni tanto una scordatina no? No? Proprio nessuna? Beh sì, certo, son d’accordo che se si fosse dimenticato anche una volta lei non sarebbe il Boss, però pensavo… No, ce la faccio sa? È quasi passata tutta: ora quando penso non fa più male ‘u cirivieddu come qualche tempo fa. Sì come vuole vossia, non penso, che è meglio.

Ho aperto il portoncino e ci ho detto al Tanu di venir su che ci prendevamo assieme il caffè, così almeno c’avevo il tempo di vestirmi, ché mica potevo ammazzare il Giudice in mutande no? Se l’immagina? Che poi magari era più semplice: se mi presento in mutande, d’invidia muore il giudice! E ci risparmiamo pure il tritolo Don Carmelo! Hahaha… Era una battuta Don Carmelo. Non l’è piaciuta? No eh?

Vabbè, insomma, il Tanu è venuto su come sempre senza dire una parola. Fidato il ragazzo. Proprio muto come un pesce!

Intanto che il caffè usciva, mi vestii e lo versai, poi successe una cosa simpatica assai. Sì, è che io lo prendo con il dolcificante il caffè, e insomma lo zucchero lo uso poco. Al Tanu però mi pareva scortese non darcelo, e allora ci ho messo davanti la zuccheriera marrone. È importante che ci dica che è quella marrone sa, e ora ci spiego: la mia mamma quando che è venuta su l’ultima volta ha visto un topo in scantinato, e allora ha comprato il veleno per i topi, solo che una volta aperto non sapeva dove metterlo e allora mi fa “Pippinu, facciamo che io ti accatto una zuccheriera bianca e su questa marrone ci metto il veleno?”

E io guardi, stamattina me l’ero proprio scurdatu sto fatto qua. Il povero Tanu è rimasto lì, disteso sul tavolo. Ma mica ha detto una parola eh? Neanche un lamento.

Io ho chiuso e son sceso e mi son portato questo pacchettino qui di cannoli, ché poi sapevo che venivamo qui e allora ce li volevo portare come regalo.

Sulla prima macchina ci stava il resto del commando: Sasà ‘u Tritolo, Ciccinu ‘u Geometra e Raffaele ‘a Capa. Tutti che aspettavano a me: Pippinu ‘u fess. Che mi chiamano così lo sa perché Don Carmelo? Ma perché mi piace a fissa! Sì, a fica insomma! Che i miei compari, per far capire quanto mi piace, han coniato la frase: “Accà nissciuno è fess quanto Pippinu ‘u fess”, che vossia capisce, don Carmelo, che vuol dire che come ci do io dentro con la fissa, nessuno ci può!

Sulla macchina dietro invece ci stava quella delegazione della famiglia tedesca, quelli venuti a imparare. Dietro ci stavano seduti i gemelli Franz e Fritz che si stavano facendo fuori wurstel giganti uno dietro l’altro.

Al volante c’era Sochmel, che tutti dicono che è preciso a Schumacher per come guida. Di fianco c’era l’Adolf, se lo ricorda? Sì, anche qua stava seduto sul rialzo ché altrimenti non ci vede fuori.

Insomma sono salito dietro in macchina, vicino a Ciccinu e ci ho detto che Tanu gli era venuto il mal di panza e stava seduto in bagno, che poi se sanno che c’è un morto si impressionano tutti e salta l’ammazzatina.

Vedesse che razza d’affare ci aveva il Ciccinu in mano! Così lungo mica l’avevo mai visto! Scommetto che non lo sente nessuno, se spari con quel silenziatore.

Un signore, Ciccinu, un vero signore: gli ho chiesto di vedere la pistola e me l’ha passata subito. Veramente bellissima! Ben calibrata, tutta oliata perfetta, ma se posso dire un difettino, il grilletto troppo sensibile.

Se poi ci aggiungiamo che, oh, Sasà mica la sa guidare l’auto, lui! A un certo punto non ti prende in pieno una buca, ma una buca… che io c’avevo paura che fossero saltate le sospensioni, pensi.

Combinando le due cose si capisce come mai mi è partito il colpo no? Giusto giusto sulla tempia di Ciccinu, manco una goccia di sangue lasciò.

S’è appoggiato alla portiera e sembrava che dormiva, sembrava. Ci ho messo sopra un cappello, a coprire un poco il buchino, e l’ho lasciato lì.

Comunque dopo ‘na menz’urata siamo arrivati al cimitero di Sant’Ursolina. O, Don Carmelo, voi siete un Genio, siete! Chi andrebbe mai a pensare che la nostra santa Barbara sta nascosta dentro a una tomba di famiglia? ‘Na meraviglia sta cosa!

Come arriviamo, ci apre il portone Totò ‘u Loculo, che lo chiamano così mica perché sta al cimitero, no, lo chiamano accussì perché i Loculi lui li riempie tutti, lui! Ah gliel’ha dato lei il soprannome? Come a tutti gli altri? Allora è vossia che ci ha dato anche il mio? Ma pensa te!

Facciamo in tempo a parcheggiare e scendere che Raffaele mi fa “Vai dentro con Sasà Tritolo a confezionare la bomba. E mi raccomando, attenzione.”

Attenzione a mia, Don Carmelo, a mia! Che mi muovo meglio di un micio mi muovo.

Mentre che Sasà preparava la bomba io ho guardato un poco in giro: certo che mica me lo ricordavo così ben fornito il magazzino! Mitra, fucili, dinamite. E quante bombe a mano!

Siccome che mi annoiava, sa cosa feci? Una bella ghirlanda con tutte le bombe a mano feci!

L’ho attaccata sul muro a destra, che ci sta il chiodo dove abbiamo appeso a Michele ‘u Soffio, se lo ricorda? e l’altra punta della ghirlanda l’ho attaccata alla porta blindata, aperta. Tutte le bombe collegate anello contro anello! Ma son venute di un bene! Non c’ha mica idea. Peccato che non ho fatto la foto col telefonino.

Sasà lavora veloce lui. Mezz’uretta e zac! Una bella scatola da scarpe piena di tritolo e detonatore. “Andate voi che io finisco una cosetta qui” mi fa.

Io ho preso il telecomando e son uscito fuori. O, che vuole, è l’abitudine Don Carmelo. Io non riesco a uscire dalla stanza senza chiudere le porte.

Come che ho chiuso la porta corazzata ho sentito il Sasà che diceva qualcosa come “Gli anelli, gli anelli”. E si vede che qualcuno si sposava e li aveva dimenticati.

Probabilmente per quello era nervoso e mi sa che ha fatto qualche errore perché ho sentito come un botto forte e poi uscire della polvere e fumo da dietro la porta.

Io ci ho chiesto se stava bene, non ha risposto nulla, ho pensato “Nessuna nuova, buona nuova” e allora son andato all’auto e ho messo la scatola dietro, assieme a quella dei cannoli. E non ci crederà mica, ma erano uguali uguali, tutte e due!

Il Raffaele stava vicino ai tedeschi, a parlare con l’Adolf lì. Fritz e Franz si stavano mangiando due scatole di crauti, mi sembra.

Il Sasà stava pisciando proprio dietro la macchina, dentro una bella tomba scavata di fresco, allora io ne ho approfittato un attimo e mi son messo alla guida!

Son montato al posto di guida: una meraviglia sta macchina! Solo che le marce mica son messe tanto bene! Ho fatto per mettere la prima e per sbaglio non è entrata la retromarcia?

Comunque non era neanche una gran botta, sul baule non è quasi rimasto segno di quella. Un po’ peggio al Sasà: è caduto dentro la buca e stava là, in posizione così strana, con la testa tutta piegata all’indietro.

Io sarei anche sceso a prenderlo, però proprio in quel momento mi ha chiamato il Raffaele e mi ha detto di muoverci, e allora son andato.

Quando è montato in macchina ci ho detto che il Sasà non l’avevo visto, ma mica per niente, è che se ora ci si fermava si faceva tardi e addio ammazzatina, ché per me prima il dovere e poi il piacere!

Facciamo qualche chilometro e il Raffaele mi fa: “Fermati al distributore e va’ a far il pieno ai tedeschi.”

Non che mi piaccia molto fare il servetto ai crucchi, eh, però per il buon vivere e per gentilezza ho detto di sì stavolta.

Ho parcheggiato la nostra macchina un po’ più avanti e poi son sceso per fare il pieno alla loro. Fritz e Franz si stavano divorando due cosciotti di tacchino, Sochmel era lì bello pronto con occhiali da sole e guantini bianchi e l’Adolf era là che si fumava un sigaro.

Uno, dico uno che si fosse degnato di darmi i soldi? Niente. Allora ho messo i 50 Euro sull’automatico e ho preso in mano la pistola.

Don Carmelo, ma lo sa lei chi abita di fronte al distributore? La Concetta! Marò Don Carmelo! Come ho preso la pistola in mano è uscita fuori per andare a far la spesa, con un abitino stretto ma stretto che pareva esplodere da un momento all’altro. Che spettacolo, avesse visto, come muoveva i fianchi!

E lei, con uno spettacolo simile, non si sarebbe distratto anche lei? In fin dei conti sì, la benzina l’ho fatta tutta fuori, ma l’ho anche pagata io, mica i crucchi!

Ci ho battuto sul tettuccio, “Tutto a posto”, e son andato sulla mia macchina.

Ho fatto in tempo a vedere che l’Adolf apriva il finestrino e buttava fuori il resto del sigaro, proprio prima che misteriosamente il distributore prendesse fuoco e scoppiasse.

Secondo me, qualche clan rivale ci spiava e ci voleva far la pelle.

Però ormai mancava poco e allora con il Raffaele abbiamo pestato giù per andare a piazzare la bomba.

Ci siamo parcheggiati all’inizio della strada della casa del Giudice e Raffaele mi fa: “Prendi la scatola e il telecomando. Metti la scatola sotto la macchina e poi vatti a nascondere un po’ distante e quando esce fallo saltare. O, certo che il Ciccinu deve avere esagerato proprio ieri notte: guarda come continua a dormire.”

Don Carmelo: io presi la scatola, la misi dentro la macchina e aspettai. Quando uscì il Giudice, ero là pronto, dito sul telecomando. Apre la portiera, sale su, come fa per girare la chiavetta io ho premuto.

Che spaventu don Carmelo, che spaventu! Non saltò per aria la nostra macchina con dentro Raffaele ‘a capa?

Don Carmelo, avevo messo in macchina al giudice questi cannoli cà! Che sbaglio Don Carmelo, che sbaglio!

Per fortuna che il giudice persona di buon senso è! Con tutta la confusione che è successa, pompieri, polizia, ambulanze, pensi che è stato così cortese che quando sono andato a spiegargli tutto per farmi dare indietro i cannoli, si è pure offerto di accompagnarmi qui da lei!

E con la scorta! Siamo venuti qui con 4 macchine dei Carabinieri! Anzi, son qua fuori che vorrebbero salutarla, che dice, li faccio accomodare?

Don Carmelo? Si sente bene? Che gli è andato di traverso un cannolo? Don Carmelo?


Per la siculizzazione del testo si ringraziano  Raffaele e Tinos

Dei soliti fitusi errori si è occupata Paola: ha fatto loro offerte che non si possono rifiutare

 

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