Evviva le ferie son finite!

Ferie: periodo dell’anno dedicato al riposo, allo svago, alla lettura,  a passeggiate e nuotate, esplorazioni nei boschi e su sentieri sperduti. Periodo nel quale nascono amicizie brevi e amori ancora più brevi. Periodo in cui, insomma, si fa quello che si vuole.

Un po’ come la domenica, ma dura più a lungo e non c’è la messa ogni giorno.

La descrizione di cui sopra è valida per tutte le categorie di persone: giovani, vecchi, sposati, single, divorziati, ricchi (meglio) e poveri (a fatica…). Per tutte le categorie tranne una: i genitori con figli piccoli.

Per questa categoria le agognate ferie si trasformano in veri e propri tour de force estenuanti tanto che normalmente si attende la fine delle ferie, il ritorno al lavoro e alla scuola (i figli) per potersi finalmente riposare.

Per completezza chiariamo cosa intendo per figli piccoli: la fascia di età che va dai 3 ai 12-13 anni. Prima, basta cambiarli, dargli da mangiare e da dormire. Dopo, non ne vogliono sapere di voi, vanno via per i cavoli loro e tanti saluti ai vecchi.

Nella fascia 3-13 invece i bimbi richiedono la vostra completa attenzione: li dovete portare in giro, seguire, giocare con loro.

Lo sapete cos’è un bambino di quella fascia di età? È una macchina che può battere in resistenza qualsiasi orsetto Duracell al mondo. Un centinaio di orsetti Duracell. Figuratevi due adulti al limite delle forze fisiche e mentali.

E poi i bambini sono di tre tipologie:

Bambino mattiniero: quello che si sveglia presto e si addormenta (relativamente) presto,

Bambino nottambulo: quello che si sveglia tardi e si addormenta tardi,

Bambino paradiso: quello che si sveglia tardi e si addormenta presto

Oddio, il bambino paradiso sembra più una di quelle leggende metropolitane che van tanto di moda di questi tempi. Di questi bambini io non ne ho mai visto realmente uno. O perlomeno non ne ho mai visto uno mentre dorme: se vai a casa di qualcuno che si vanta di avere un bimbo paradiso e resti fin’oltre l’ora della nanna, il bambino resta lì con voi, perché “è eccitato dalla compagnia”. Se invece nella stessa casa capitate alle sei del mattino, sarà lo stesso bimbo ad aprirvi la porta e poi ad andare a svegliare i genitori: “Eh sapeva che arrivavi ed era tutto eccitato”.

E allora io mi domando se ‘sto povero bambino stia sempre segregato e non veda nessuno e l’arrivo di una qualsiasi persona lo eccita così tanto o se ci sia qualche segreto non detto.

Ho anche notato che i genitori di bambini paradiso normalmente sono:

  • Avvocati
  • Pescatori
  • Agenti Mediolanum

Tutta gente abituata a mentire di professione!  Insomma, l’esistenza della categoria “c” per me è tutta da dimostrare.

I bambini mattinieri e i bambini nottambuli invece li conosco benissimo. E se già da soli richiedono tremende energie per star loro dietro, sapete che succede se si incontrano, per un periodo limitato, bambini mattinieri e nottambuli nello stesso appartamento? Succede che si crea un mostro: il Mattambulo.

Perché c’è una cosa che prima di tutto bisogna capire: i bambini, quando sono assieme, si trasmettono le abitudini che più fanno impazzire i genitori. Un bambino tranquillo assieme a un bambino molto attivo, diventerà attivo e non farà diventare tranquillo l’altro. Lasciate vostro figlio, quello che non parla quasi mai, assieme a un chiacchierone e poi dovrete andarvi a comprare tappi per le orecchie.

Così, una volta creato il Mattanbulo voi vi trovate a dormire 4 ore per notte, bere quantità enormi di caffè per tenere gli occhi aperti durante il giorno e ciondolare come zombie lungo la spiaggia mentre i piccoli, sempre pieni di energie, vi costringono a scavare buche che nemmeno le trincee della prima guerra mondiale e a fare piste per le biglie talmente lunghe ed elaborate che alla fine verrà Ecclestone a chiedervi di affittargliela per il prossimo GP di Formula 1. Oltre a questo, approfittano della vostra debolezza per estorcervi tutto quello che vogliono: dal gelato in spiaggia (a prezzi tali che in una settimana vi siete giocati uno stipendio) a improponibili affari gonfiabili dalle forme più strane (ciambelle, orche, poltrone) che finiranno puntualmente in scantinato e si renderanno irreperibili per la prossima estate, costringendovi a ricomprare tutto di nuovo.

Come si crea il Mattanbulo? Inizia al risveglio: voi avvertite il figlio mattiniero di lasciare stare gli altri quando si sveglia: “Mi raccomando, esci piano e stai attento a non far rumore e a lasciare che gli altri dormano”. Lui, diligentemente, vi ascolterà: si alzerà in silenzio, e senza fare il minimo rumore andrà dal bambino nottambulo e, scuotendolo lievemente, gli chiederà “Dormi?”. E continuerà finché il bambino nottambulo non risponde. Bisogna essere sicuri che dorma, lo ha detto la mamma!

La notte invece il bimbo nottambulo coinvolgerà l’amico in qualsiasi tipo di gioco pur di non lasciarlo andare a letto: carte, monopoli, lego, macchinine. Oltre ovviamente al gioco più in voga tra tutti i piccoli: “Vediamo chi riesce a far arrabbiare prima mamma e papà”.

Due giorni, ed ecco nato il Mattanbulo.

Del resto si è bambini solo una volta. O no?

Un po’ bambini sono i 4 vecchietti che popolano il Bar Lume, gestito da Massimo in località di villeggiatura e teatro di scena delle imprese descritte da Marco Malvaldi nei suoi tre romanzi.

Bambini invecchiati o vecchi ringiovaniti, che dei bambini hanno tutte le caratteristiche: testardaggine, ottima memoria, pignoleria.

Le caratteristiche che costringono ogni volta il povero Massimo a occuparsi di altro, a diventare Miss Marple o Signore in giallo per trovare una risposta e far smettere il pungolare insistente e continuo dei giovani vecchi.

E poi parlano in toscano: imperdibili!

Con affetto

 

IK

httpv://www.youtube.com/watch?v=3t8MeE8Ik4Y

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One Reply to “Evviva le ferie son finite!”

  1. Passate e messe via le avventure in vacanza con due bambini appartenenti alle categorie A e B, pensavo che tutto si normalizzasse.
    E invece no.
    Se prima non dormivo per i suddetti motivi, dopo non dormivo perchè i bambini, diventati patentati, hanno prferito scegliere le vacanze on the road.
    Non insieme, naturalmente (avrei dormito dopo il primo drin che annunciava l’arrivo nella località prevista per quella notte), no, partenze separate, tappe diverse, quindici giorni di stanchezza indicibile.
    Ma siccome a tutto ci si abitua, dopo qualche periodo tranquillo, sembrava veramente troppo facile e mi sono cercata le complicazioni.
    Cosa c’è di meglio che portare 25 ragazzini di 10/11 anni una settimana al mare o in montagna a studiare gli ambienti direttamente sul campo?
    E allora, via! Il treno ingurgita un’orda famelica che, appena sistemata, apre panini, bibite, pizze, perchè …che viaggio è, se non si mangia?
    E da quel momento io so che per 6 giorni e sei notti non si dorme.
    Ma il bello viene quando, all’accenno di crollo totale, mi sono appena appisolata e una manina mi scuote: “Maestra, Alberto nel letto non c’è più.”
    Non so come, sono in piedi e guardo il letto vuoto di Alberto.
    In effetti è proprio vuoto, non voglio spaventare nessuno, ma nel silenzio più totale della notte 24 paia di occhi mi guardano e 24 paia di piedi mi seguono.
    Siamo ridicoli, tutti in fila (non mi riesce mai a scuola), salire e scendere scale con la pila a cercare Alberto.
    E prima che il panico mi mangi viva (già mi vedo al ritorno a casa con un bambino in meno, l’incubo di ogni maestra in gita), nella camerata al piano di sotto, nel letto in posizione identica al suo, Alberto dorme della grossa, mentre il legittimo proprietario del letto gli sta fianco con gli occhi sbarrati.
    Penserete che come esperienzami sia bastata.
    E invece no, sono recidiva e negli anni seguenti lo rifaccio con sprezzo del pericolo e della stanchezza.

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