Amate voci di coloro che […] sono per noi perduti

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Ideali, amate voci
di coloro che son morti o come i morti
sono per noi perduti.

A volte ci parlano in sogno
a volte esse vibrano dentro.




E con il suono, per un istante l’eco fa ritorno
dalla prima poesia di nostra vita –
come lontana nella notte una musica che dilegua.

(Constantinos Kavafis)


Alle volte penso a tutte le persone che ho conosciuto nel corso degli anni, persone con le quali ho condiviso pezzi della mia vita, dalle quali ho preso, rubato, sbirciato pezzi della loro vita.

Con-dividere, dividere con… dividere il proprio tempo e i propri sentimenti con queste persone, delle quali mai avrei pensato di perdere le tracce, di non sapere nemmeno lontanamente oggi che cosa siano diventate. A iniziare dalle cose più banali, che ne so, se si sono sposate, se hanno figli, che lavoro svolgono. Se sono ancora vive…

Eppure un tempo siamo stati così uniti; come con le donne che ho amato, ad esempio, con le quali ho diviso più del mio tempo, ho condiviso, diviso con loro, i miei sogni e loro con me. A un certo punto alcuni dei miei sogni e dei loro sogni erano gli stessi: il mio sogno era il loro sogno, il loro sogno il mio. Uniti nello stesso sogno di una vita da inventare insieme.

Con una di esse, che poi ci sono stato pochissimo a pensarci, disegnai la piantina della nostra casa ideale, ci disegnai perfino la disposizione dei mobili. Lei voleva le stanze tutte colorate in modo diverso, a me sembrava una cosa assurda, ma oggi l’idea non mi dispiace più tanto. Ma oggi molti lo fanno, all’epoca non ne avevo mai sentito parlare tranne che da lei.

Il fatto è che di molte di loro, della maggior parte di loro, non so più nulla e nulla loro sanno di me.

Estranei eravamo ed estranei siamo diventati.

Eppure quello che oggi sono, è frutto anche di quelle persone, delle loro idee, degli scontri avuti, delle risate. Per un periodo della mia vita il mio migliore amico si chiamava Alessandro G. Non avrei mai pensato che di Alessandro G. non ne avrei saputo più nulla. Molti anni dopo il nostro allontanamento, accaduto in modo graduale, non per un litigio, ma solo perché… non lo so! Accidenti, per una serie di cose a un certo punto non ci siamo frequentati più. Comunque, dopo anni, Alessandro G. mi chiama al telefono. Come abbia avuto il mio numero è un mistero insoluto. Mi chiede d’incontrarlo. Erano forse passati dieci anni.

Alessandro G. conosceva bene anche mia sorella, il giorno che venne a trovarmi fu una fortuna che lei fosse in casa perché io feci così tardi che non lo incontrai. Ma il mio ritardo, in parte dovuto a inaspettate contingenze, fu anche per colpa mia, quasi una volontà inconscia, poi nemmeno tanto, di non incontrarlo. Dopo tutti quegli anni non avevo più nulla da condividere con lui, ma, principalmente, io non ero più quello che con lui chiacchierava di Milena C., di discoteca, di giornaletti porno trovati qui e là o di audiocassette da duplicare. Lui era il mago delle duplicazioni, aveva uno stereo Kenwood stupendo, pieno di led luminosi, manopole e cose che allora mi sembravano fantascientifiche e che oggi fanno parte del bagaglio minimo di qualunque stereo. Ad esempio aveva l’autoreverse: quando la cassetta finiva non c’era bisogno di girarla a mano, semplicemente cambiava lato in automatico facendo girare il nastro nel verso opposto. Una magia!

Alessandro G. non mi telefonò più ed io ne fui contento, ma poi, con il tempo, una punta di rammarico mi è rimasta.

Quando sei un ragazzino non hai voci del passato che ti parlano dentro, hai solo un futuro da immaginare e, per l’appunto, condividere con chi ti è vicino e credere che per tutta la vita quella persona sarà con te.

Ma più passa il tempo e più la folla dei conoscenti che diventano estranei aumenta, una folla di personaggi in cerca di autore, persone che hanno preso qualcosa da te e che ti hanno lasciato qualche mania, idea, espressione del volto, una frase che oggi ripeti e di cui hai dimenticato l’origine.

Ho l’impressione che più il tempo passa e più aumentano queste voci che a volte esse vibrano dentro, come dice Kavafis; voci di persone vive che ci sono appartenute, voci di persone morte che un tempo hanno intersecato la loro vita con la nostra. Di tutte queste persone ci rimane come un suono dentro, un suono alle volte dissonante, altre volte melodico, altre volte ancora indefinibile, al quale devi prestare attenzione, accigliarti per comprenderne il senso, per associare le vibrazioni al giusto ricordo.

Forse invecchiando si comprende sempre meglio come ascoltare questi suoni di dentro, questa musica che dilegua, perché il futuro diventa sempre più breve e vicino, il futuro diventa il mese prossimo e forse è anche per questo che ci si dimentica di quello che si è fatto oggi, perché si comprende che ciò che accade nel presente non avrà più il tempo di trasformarsi nella musica, spesso dolce e malinconica, dei ricordi.

Massimo Petrucci
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4 Replies to “Amate voci di coloro che […] sono per noi perduti”

  1. Un pezzo veramente bello, soprattutto nella riflessione che oggi abbiamo dentro di noi tanti aspetti di chi abbiamo avuto vicino. Grazie Massimo!

  2. E’ cosi Massimo stai invecchiando e invecchiando bene. Alla mente ritornano ricordi che già sono rimembranze e sono suoni, odori, persone che il tempo m igliora perche i ricordi sono come il vino buono. Ho amici che non posso vedere per la lontananza, amici che non vedo mai per motivi della vita, tutti mi appartegono e sono quello che sono anche per loro. Neppure i miei morti ho mai voluto vedere prima della tumulazione nel pensiero forse illusorio che non lo fossero e che ancora dopo in ogni momento potessi andarli a trovare a casa come se mai fossero dipartiti.Non sono credente ed ogni volta con loro se ne và una parte di me. Sei più giovane di me e il tuo futuro è ancora il mese prossimo, il mio è più vicino, solo domani. Se me lo consenti ti abbraccio, in voi di LM ho trovato delle persone stupende, e devo ringraziarte Antonella per questo.

  3. Prestare attenzione e ascolto ai pensieri e alle parole degli altri(in questo caso i tuoi),fa bene a chi lo fa;scorrendo questa lettura,ho sentito affiorare in me ricordi,sensazioni,nostalgie di momenti e persone che non fanno più parte del mio presente,ma che dentro di me sono inaspettatamente riapparse con tutta la loro forza evocativa..Grazie Massimo,bella riflessione!

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