Gesù e lo Spirito

 

di Margherita Merone

 

Spirito Santo

 

Leggendo i vangeli risulta evidente come il rapporto tra Gesù e il Padre costituisca il polo centrale della vita di Gesù. Egli è il prediletto del Padre, dotato dello Spirito, come ci viene rivelato nel momento del battesimo, col quale ha un rapporto imprescindibile. Giovanni Battista testimone dell’evento dice: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui» (Gv 1,32). Oltre al battesimo e prima ancora nell’essere concepito per opera dello Spirito sceso sulla vergine Maria, la relazione tra Gesù e lo Spirito è evidente nella preghiera che mostra come il rapporto tra Gesù e il Padre non si possa pensare se non alla presenza dello Spirito. Leggendo in Lc 10,21 Gesù «esultò di gioia nello Spirito Santo», si capisce che è in questo modo che rende lode al Padre, è pertanto nello Spirito che realizza il dialogo con il Padre, è lo Spirito il luogo del loro rapporto singolare e assolutamente unico. In questo dialogo interpersonale tra Padre e Figlio emerge la persona – divina – dello Spirito Santo, una personalità che si manifesta definita come del Noi, più che del Tu.

Partiamo da qualche premessa nell’Antico Testamento per capire meglio quanto sia unica la presenza dello Spirito nella vita di Gesù, tanto da poterlo definire il carismatico per eccellenza, perché riceve e dona lo Spirito.

I profeti che troviamo nell’Antico Testamento, come leggiamo negli scritti profetici, non attribuiscono quasi mai la loro vocazione e missione ad un intervento dello Spirito ma è la Parola di Dio che li porta ad operare, pertanto in questa fase il profeta si definisce come l’uomo della Parola non dello Spirito. Col tempo si nota qualcosa di diverso, emerge l’idea che alcuni profeti sono stati mossi dallo Spirito per portare avanti ognuno la propria missione. Inoltre, è lo Spirito che rimane su alcuni personaggi in vista di una missione che viene loro affidata, poi si ritira. Si profila pertanto la concezione che lo Spirito viene dato ad un elettoeletto per compiere un determinato incarico ed in questo senso nel Nuovo Testamento, dopo la figura di Giovanni, pieno di Spirito Santo, Gesù è colui che agisce nello Spirito – che è su di lui e rimane per sempre, segno questo che il regno di Dio è giunto. Ogni azione di Gesù è opera dello Spirito e ne rivela la presenza, a partire dalla nascita, nonché al momento del battesimo; Gesù poi viene condotto dallo Spirito nel deserto dove viene tentato dal diavolo. Vincitore su tutte le tentazioni che gli vengono prospettate, inizia la sua predicazione in Galilea nella forza dello Spirito. Ed ancora, con la potenza dello Spirito scaccia i demoni dalle persone, comanda agli spiriti immondi e gli obbediscono, insegna con autorità, predica il vangelo, la buona novella. Fondamentale per capire il rapporto che lega Gesù e lo Spirito è il momento in cui Gesù va a Nazareth – dove era cresciuto – e inizia a predicare con autorità, in modo solenne, nella sinagoga, di sabato, proprio grazie alla presenza dello Spirito Santo. Dice infatti: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19).

Lo Spirito Santo fa di Gesù il profeta Messia definitivo. Gesù è il Cristo, ossia l’Unto di Spirito Santo che risiede in lui in maniera stabile, non come nei profeti dell’Antico Testamento sui quali si posava per il periodo di tempo necessario alla loro missione. Gesù è l’uomo della Parola e dello Spirito, dice le parole di Dio e dona lo Spirito senza misura.

Nella fase gesuana, quella prepasquale, prevale il rapporto Spirito – Gesù, è infatti lo Spirito ad orientare la vita di Gesù e in questa fase, come possiamo osservare in tutte le redazioni evangeliche, notiamo quello che viene definito “segreto pneumatologico”, Gesù parla poco dello Spirito Santo, non c’è un dialogo Spirito Santotra loro, il “Tu” di Gesù è solo il Padre. Ma lo Spirito, dono di Dio Padre è connotato anche in senso cristologico, Gesù riceve lo Spirito e lo dona. Infatti nell’evento della Pasqua, sebbene la risurrezione sia iniziativa del Padre tuttavia è impensabile senza lo Spirito di Dio e per la sua azione Gesù diviene “Spirito vivificante”, diventando così donatore dello Spirito del Padre. Questo vuole significare che da questo momento “Spirito di Dio” e “Spirito di Cristo” vanno considerati insieme, senza confonderli ma in mutuo rapporto.

La cristicità dello Spirito è affermazione di personalità dello Spirito Santo e luogo di ogni esperienza di Dio. È San Paolo a far emergere questo quando parla dello Spirito attribuendogli la funzione di effondere nei cuori l’amore di Dio, configurandoli a Cristo, per entrare in relazione con il Padre: abbiamo ricevuto «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà Padre!”» (Rm 8,15).

 

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