Rigenerazione dell’incomunicabilità kafkiana nella comunicazione del nuovo secolo

KafkaDisagio del vivere, difficoltà di relazione, incapacità di trovare un’identità, sono alcuni tra i mali di questo secolo.

C’è una cura? Molti giovani (e non giovani) la trovano – o credono di trovarla – nella realtà virtuale. Nella virtualità recuperano la loro personale realtà, si ribellano, lottano, focalizzano punti di forza. In un apparente disordine individuano l’ordine, un ordine che è costituito da due elementi precisi: il “giorno” (come dimensione spazio-temporale in cui regnano la certezza delle regole e la razionalità della vita, la famiglia, gli amici, le difficoltà dell’esistenza) e la “notte” (una dimensione spazio-temporale in cui invece regnano l’assenza di regole, l’irrazionalità e l’imprevisto). Ed ecco Kafka… forse un nickname? Uno pseudonimo nei rapporti in rete? Chissà… Kafka sente di abitare un mondo senza luce, ma non sono spenti in lui l’amore, l’ansia di vivere. Conosce e racconta la tragica condizione dell’uomo, ma non vi si rassegna; libero da qualsiasi schema, affila le armi e torna al giorno, anche lui vincente. E consapevole. La sua virtualità non è deprivazione di possibilità, ma azione diretta, ovvero riabilitazione.

In un racconto, i protagonisti: Samuel e Richard, nel loro primo lungo viaggio in ferrovia, si raccontano e nel narrare l’altro liberano il loro pensiero da ogni sovrastruttura propria del reale in uno scompartimento ferroviario, dove si trovano per la prima volta insieme. Si stimano, anche se non si comprendono. Provano, l’uno nei confronti dell’altro, attrazione e repulsione, a seconda dei momenti, e l’impossibilità di comunicare si scioglie, via via, in una vicendevole, virile comprensione…

Dice Samuel: “Non c’è luogo infatti dove i più grandi contrasti tra le consuetudini di vita si trovino così vicini, immediati e sorprendenti come in uno scompartimento ferroviario e, in seguito a quel continuo osservarsi a vicenda, comincino ad esercitare un influsso reciproco in brevissimo tempo…”

E così, anche lo scompartimento di un treno, come molti altri luoghi kafkiani, ricorda la macchina telematica, ed è per questa ragione che molti giovani (e non giovani) potranno rintracciare in questo Autore il loro stesso disagio (il giorno) e la loro stessa essenza (la notte). In un altro racconto, successivo, un altro protagonista Il Passeggero testimonierà la coscienza di un’età adulta, che non si scosta assolutamente dai giovani Samuel e Richard e dalla loro virtualità, con ferocia e patetismo il riscatto Kafkiano è limpido.

In conclusione, possiamo mettere in luce uno dei grandi protagonisti della Letteratura, amare il suo messaggio positivo, e non quello oscuro, che insistentemente, a mio avviso, viene erroneamente elogiato.

… Perché quelle che sembrano “righe” non sono “righe”, ma fessure, spiragli dove brilla una luce non lontana.

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