Alfabeto minimo n.51

cannabis

 

B come Berlusconeide

“Mai perdono a chi ha condannato Berlusconi. È venuto il momento in cui tutti coloro che hanno giudicato Berlusconi si facciano un serio esame di coscienza su quello che ha fatto. Sarei capace di perdonare chi ammazza qualcuno se chiede il perdono, ma un magistrato che ha in mano un potere così forte e che lo usa solo per suo interesse, commette un peccato grave.” Lo ha dichiarato il prete televisivo don Antonio Mazzi.
Quindi un’abominevole operazione contro un santo uomo da parte di orrendi e criminali giudici, questo dovrebbero significare le parole di don Mazzi, un’azione orrenda peggiore di un omicidio. E noi che ritenevamo che peggio dell’omicidio ci fosse solo una strage.
Magari ci sbagliamo, noi pensavamo che fosse tutto più semplice. Semplicemente un furto, un furto di denaro da parte del Berlusca alle casse dello Stato, quindi a noi cittadini. Un furto in teoria di 280 milioni, ma in pratica di una cifra ancora superiore, visto che son rimasti fuori dalla sentenza fatti (o furti?) ormai coperti dalla prescrizione.
Ma evidentemente ci sbagliamo, chiaramente, se lo dice don Mazzi, il Berlusca è un perseguitato politico. Ma siamo sicuri che don Mazzi veda la vicenda con lucidità? Che c’entra la politica col furto? E poi come mai i problemi giudiziari del nostro sono cominciati prima della sua entrata in politica? E questi problemi sono stati davvero tanti, molto più dei processi, visto che all’inizio non si è arrivati a vere e proprie incriminazioni grazie a compiacenti ufficiali della Guardia di Finanza, poi ricompensati con incarichi lucrosi nelle ditte del nostro eroe. E poi tante altre vicende giudiziarie sono state stoppate o dalla prescrizione o da leggi ad acta fatte quando il Berlusca era al governo. Ma forse il nostro eroe è innnocente, l’innocente più sfortunato del mondo viste le decine di accuse.
E a questo punto ci frega poco delle vicende di Ruby o delle escort, ci sono altri fatti gravi, anche se non penalmente rilevabili, commessi come presidente del consiglio. Prima dissipa le finanze dello Stato, poi nell’estate del 2011 firma il fiscal compact con l’Europa. D’accordo che il nostro debito pubblico è grande, ma ripagarlo riducendolo del 5% ogni anno per venti anni è demenziale, implica grandi cifre (circa 50 miliardi all’anno) in un momento di crisi in cui i soldi non ci sono. Praticamente taglia le ali ad ogni speranza di ripresa del nostro paese.
Ma se non è, come crediamo, un innocente sfortunatissimo, qualcosa di scandaloso nel processo Mediaset c’è. Lo scandalo vero è il fatto che Berlusconi dopo averci fregato tutti questi soldi non faccia nemmeno un giorno di carcere. Fosse stato un normale poveraccio, magari extra-comunitario, sorpreso a rubare una ruota di scorta sarebbe in carcere da tempo e senza tanti rinvii.

 

D come dentiere

“Tutti i tesserati al nostro Club Forza Silvio possono usufruire di protesi dentali scontate al 50%”. dentiera
È la promessa di Vincenzo Leli, presidente del Club Forza Silvio XV Municipio, Roma Nord, quartiere ritenuto tra quelli agiati, già noto per il progetto sul risparmio nelle cure veterinarie per gli animali domestici “azzurri”.
In vista delle elezioni europee un progresso rispetto ai tempi in cui si dava agli elettori la scarpa sinistra prima delle elezioni e quella destra solo se le elezioni andavano bene. Speriamo però che non diano metà dentiera con lo stesso accordo d’allora.

 

K come kafkiano

Il termine è ormai abusatissimo, ma raramente è stato più indovinato. Per aver compilato male un formulario, il giornalista austriaco Stephan Templ è finito in un gorgo kafkiano. Dalla fine di questa settimana dovrà andare in carcere per tre anni – quasi quanto Uli Höness, il potente ex presidente del Bayern che è stato condannato in Germania per un reato ben più pesante, per aver nascosto al fisco invece decine di milioni di euro.
L’antefatto è banale. A Templ, che ha origini ebraiche, era stato restituito tempo fa un immobile espropriato nel 1938 dai nazisti alla sua famiglia; più precisamente, un 24esimo dell’ex sanatorio Fürth, a Vienna. Tra i documenti da firmare per tornare in possesso della quota del grande complesso della Schmidgasse, ne figurava uno che chiedeva conto di altri eventuali eredi. Templ scrisse “nessuno”, dimenticando di menzionare una zia.
Per questa omissione, giudicata gravissima dai giudici viennesi, al giornalista è toccata una prima condanna a tre anni di prigione. Templ ha fatto ricorso contro una sentenza evidentemente sproporzionata rispetto al fatto, ma ora anche l’Alta Corte ha confermato il verdetto. E a lui non resta che fare appello alla Corte dei Diritti umani di Strasburgo.

 

M come marijuana

“Reclutiamo fumatori di marijuana”: il singolare annuncio arriva dall’ospedale di Nancy, in Francia, che si è detto pronto ad assumere un folto gruppo di ‘forzati dello spinello’ per studiare gli effetti sul loro cervello. “Oltre 300 persone si sono presentate per partecipare allo studio. Il centralino sembra esplodere”, racconta il dottor Vincent Laprèvote, il medico psichiatra che guida lo studio nazionale ‘Causa Map’ (Cannabis Use and Magnocellular Processing), citato dal quotidiano Le Parisien.
Ma il dottor ha poi gelato i volontari.
“Attenzione – avverte – in ospedale non si potranno in alcun modo fumare spinelli e noi non daremo niente”.

 

P come pelo

Si sa che le preferenze delle donne nei confronti della peluria maschile cambiano nel tempo, in relazione alle mode e alle influenze dei media. Uno studio finlandese ha cercato di raccogliere evidenze scientifiche su come e perché cambino queste preferenze.
Il risultato della ricerca è stato piuttosto curioso: è emerso che i gusti cambiano a seconda della fase del ciclo mestruale, con una preferenza verso gli uomini depilati nel momento di massima fertilità (seguendo il canone di bellezza maschile moderno, anziché quello “tradizionale” che voleva il pelo come segno di mascolinità).
Senza parole.

 

U come Uganda

Un giornale ugandese, Red Pepper, ha pubblicato una lista di quelli che ha definito i “duecento principali” gay del Paese. Prima il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, aveva promulgato la legge che punisce l’omosessualità con l’ergastolo, criticata da governi occidentali e associazioni per i diritti umani. Red Pepper pubblica i 200 nomi, e in alcuni casi anche le foto, con il titolo “Scoperti!”.
Quello che stanno facendo in tante parti del mondo agli omosessuali è la vera vergogna del nostro secolo.

 

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Si ringrazia per l’editing Benedetta Volontè

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