Sarchiapone, un uomo che non dimenticherò mai

Inizio degli anni ’60, frequento il liceo; il mio compagno di banco S.B. detto “Sarchiapone” perché grande e grasso, con occhi bovini azzurro slavato, capelli biondicci stopposi, l’aria torpida e assente, è il primo della classe, anche perché è il nipote del sindaco.

Sarchiapone, oltre ad essere il più ricco e il primo della classe, era l’organizzatore di gite domenicali con un fetentissimo autobus da 40 posti di proprietà di un suo zio e sui biglietti faceva una robusta cresta.

Le mete estive-primaverili di solito spaziavano da quelle marittime, il Circeo e Palinuro a quelle montane, il parco Nazionale Abruzzi e il Lago di Scanno.

Malgrado le sue insistenze avevo sempre rifiutato, perché soffrivo (e soffro tuttora) il mal d’auto, recalcitrante a qualsiasi preparato specifico.

Ma c’era una fanciulla ipervigilata che sfuggiva ai miei inviti a feste e festicciole varie che, non so per quale recondito motivo, partecipava solo alle gite del nefando Sarchiapone.

Quando venni a conoscenza della notizia mi prenotai per la successiva gita, a scatola chiusa.

 E mal me ne incolse.

Era al lago di Scanno.

Alla partenza, all’alba, faccio di tutto per capitare seduto affianco alla fanciulla.

Ci riesco, ma è tutto inutile.

Tre ore di ballonzolante viaggio, con un irrefrenabile mal d’auto per entrambi, con conseguenti numerosi sacchetti forniti alla bisogna. Le strade dell’Abruzzo hanno questa tremenda particolarità danno il mal d’auto anche a chi non lo soffre, figurati a me.

Non so se la fanciulla vomitasse per simpatia, ma fu una bella gara con me.

In tutto l’autobus s’intonavano cori e canzoni, noi due per tutto il tempo restammo muti e immobili, per non peggiorare la situazione, infatti bastava un piccolo movimento e la nausea montava.

Comunque dopo un’infinita sequenza di tornanti giungemmo pallidi e stremati sulle rive del lago.

E finalmente lasciammo il “cloridrico” autobus.

Il resto dei gitanti iniziò a preparare il necessario per il picnic…

Ma che vuò magnà, con lo stomaco in quelle condizioni.

E ci allontanammo per una passeggiata ossigenante sul lungo lago… e forse anche per altro…

 Ci addentrammo nel bosco alla ricerca di una radura tranquilla.

Cominciò a piovere prima leggermente poi più intensamente e ci inzuppammo tutti.

Ma non ci badammo, ci sentivamo dannunziani tra le coccole aulenti e le tamerici salmastre (quale cazzo di salmastre in montagna! Ma a diciotto anni non si fa caso alla geografia).

Arrivammo in una radura e il verde prato protetto dagli ombrelli delle alte conifere era quasi asciutto e ci stendemmo a terra…

Ma non lontano c’era un’altra una coppia: un camoscio e una camoscia ….

 Quando la fanciulla si accorse dei due… lanciò un urlo, aveva paura degli animali e continuava a urlare.

Il camoscio e la camoscia si spaventarono anche loro; invece di urlare, quando gli animali sono spaventatati in genere s’incazzano e quando si incazzano caricano gli umani che sono a vista.

Io, eroicamente, feci segno alla fanciulla di scappare via e cercai di far andare gli animali in un’altra direzione…

Ci riuscii, ma nel correre inciampai e…

E andai beccare i residui organici che le due bestie avevano depositato sul prato…

Dopo la puzza di vomito dell’andata, al ritorno puzzavo anche di merda…

Nessuno osò chiedere spiegazioni di quel fetore.

E la fanciulla?

E chi l’ha rivista più.

All’arrivo il turpe Sarchiapone mi chiese: “Ti sei divertito?”

Ebbi solo il fiato di rispondere: “Giornata di merda”

E da allora mai più autobus gran turismo o piccolo turismo che sia.

 Dopo il liceo persi completamente di vista Sarchiapone.

Qualche anno fa lessi di lui: “politico di piccolo cabotaggio condannato per corruzione, concussione, truffa a danno dello stato, appropriazione indebita”.

 Esiste la giustizia divina.

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