Sognando Chandler

Il sole del mattino filtra attraverso la veneziana socchiusa e illumina la polvere che danza leggera.

Oggi attendo visite. Il giornale del mattino parla del misterioso omicidio di Miss Pendelton, la mia vicina. Pensare che ieri ho fatto il baby sitter ai suoi bambini. Sono certo che il tenente Frings non si farà sfuggire l’occasione di torchiarmi un poco.

La porta a vetri del mio ufficio è socchiusa sulla sala d’attesa. Mi ricordo che devo decidermi a cambiare le riviste: la più nuova parla del naufragio del Titanic.

Sento scattare la serratura alla porta d’ingresso. Apro il primo cassetto e prendo la bottiglia di whisky. Dal secondo, i due bicchieri. Il terzo e quarto cassetto sono come le mie tasche: completamente vuoti.

Verso due bicchieri di liquido amaranto e alzo gli occhi quando la porta si apre.

Non è Frings, questo è certo.

Lui non potrebbe portare con tanta eleganza quel visone. La scollatura non gli donerebbe, troppi peli sul petto, e sicuramente si sarebbe già rotto l’osso del collo a camminare su quel tacco 12.

Non era lei che attendevo, ma non sarò io a mandarla via.

Le faccio segno di avvicinarsi. Afferro i bicchieri e quando alzo di nuovo lo sguardo, lei è allungata sul mio tavolo, inguainata in un abito di lamè rosso che accende tutte le mie valvole e spegne la mia fantasia.

Prende il bicchiere che le offro accarezzandomi la mano. Gioca a fare la gatta, ma ha sbagliato topo. Manda giù il whisky d’un fiato.

Vuoi impressionarmi baby? Non lo sai che io sono cresciuto col whisky nel biberon? Mando giù tutto d´un fiato, poso il bicchiere e mi ritrovo una piccola calibro 9 puntata sul petto. Svelta come una vipera, la piccola è in piedi dietro la scrivania.

“Che ne diresti di posare la pistola e prendere un altro bicchiere, piccola?”

“Non m’incanti occhio privato. Sei tu che hai impiombato il mio Johnny, e ora la pagherai!”

“Senti pupa, non so chi ti abbia raccontato queste storie, ma non sono stato io a impiombare il povero Johnny.” Purtroppo si è ficcato in un guaio più grosso di lui.

“Allora chi è stato a impiombare il mio Johnny?”

La porta d’ingresso cigola ancora e dalla sala d’attesa si fa avanti una figura minacciosa. La cicatrice sulla guancia vale più di un biglietto di presentazione: è Jack lo Sfregiato, terrore dei bassifondi, padrone del racket e produttore del terribilissimo Torcibudella, ricavato dai cavoli marci abbandonati dietro il mercato agricolo.

La 44 nella mano destra parla per lui.

“Io ho impiombato il tuo Johnny, pupa! Ha cacciato il naso in faccende che non lo riguardavano.”

La pupa punta uno sguardo sorpreso sul viso sfregiato di Jack.

“Ma perché hai impiombato il mio Johnny, Sfregiato? Lui era il tuo braccio destro, ti ammirava. Come smerciava lui il tuo Torcibudella, non lo smerciava nessuno!”

Decido di far capire che occhio privato sono, e spiego:

“Jack lo ha impiombato perché il tuo Johnny aveva scoperto che per fare il Torcibudella Jack usa i cavoli cinesi, e non quelli romani. Questo vuol dire che Jack è in combutta con la triade, e sicuramente stava per tradire la famiglia. Johnny non lo avrebbe permesso: stava per parlare con Tony il Dritto. Jack aveva le ore contate.”

“Bravo occhio privato, hai capito perché ho impiombato Johnny. Si trattava della sua vita o della mia.”

La pupa si gira di scatto e punta la pistola su Jack. Jack si gira e punta la pistola sulla Pupa. La pupa spara. Jack spara. I proiettili si sfiorano e terminano la loro corsa contro la pistola avversa. Entrambi restano disarmati.

È ora di prendere il gioco in mano. Cerco la mia automatica sotto l’ascella e tiro fuori una pistola ad acqua. Di colpo mi rendo conto di

a)      non poter fare il babysitter ai bambini di Miss Pendelton

b)     aver risolto il caso della morte di Miss Pendelton.

Jack si lancia verso la pupa, ma la mia mano destra la pensa in modo diverso: afferra la bottiglia di whisky e la sfascia sulla testa di Jack.

“Ecco pupa, ora sul tuo povero e impiombato Johnny sarà finalmente fatta giustizia.”

La pupa vacilla, mi si lancia tra le braccia, piangente, la sua testa china sul mio petto. Alza gli occhi umidi e mi sussurra:

“Oh occhio privato, pensare che stavo per ucciderti. Potrai mai perdonarmi? Ti prego, baciami!”

Ho questo debole, alle pupe non dico mai di no. Mi abbasso per baciarla, ma il suo alito terribile, mi blocca. Che hai mangiato pupa? Che succede?

 

Apro gli occhi sul muso umido di un vecchio bracco che mi sta leccando la faccia. Il padrone arranca su per la salita, richiamando il suo fido compagno.

Accarezzo il cane e faccio cenno al padrone di venir su piano. Inconvenienti che capitano quando ci si addormenta al parco.

Raccolgo “Il grande sonno”. Maledetto Marlowe, neppure in sogno riesco ad essere come te!

 

 

Con Affetto

 

IK

 

 

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9 Replies to “Sognando Chandler”

  1. Conosco Chandler solo grazie a Robert Mitchum.
    E' chiaro che devo colmare una lacuna immensa .
    Mi darò da fare al più presto.
    Grazie per lo spunto!

  2. Molte volte lo abbiamo visto al cinema…
    questo ha un titolo italiano a pene canino
    Marlowe, il poliziotto privato
    l'originale è Farewell my lovely…
    Difetto dei distributori italiani

    Ancora peggio per quello del 1944 con Dick Powell : L'ombra del passato!!!

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