C’era una volta Quattroruote [6] Quelli della Domus


di Raffaele Laurenzi

QUELLI DELLA DOMUS
VANNO IN COPERTINA

Tra il 1974 e il 1975, l’Eni portò a termine l’acquisizione della rete di distribuzione Shell.
Lo storico marchio della conchiglia gialla venne perciò sostituito, in tutte le stazioni di servizio, dal nuovo marchio IP, Italiana Petroli, un cambiamento che imponeva un lancio pubblicitario poderoso, perché si voleva che gli italiani, in pochi mesi, dimenticassero Shell e familiarizzassero con IP.
Naturalmente la campagna pubblicitaria coinvolse Quattroruote. L’Agip chiese infatti all’editore Gianni Mazzocchi l’onore della copertina di settembre 1975, che naturalmente fu concesso. Del resto, Mazzocchi aveva ottimi rapporti con Agip e con le altre società petrolifere presenti in Italia. Tanto che, quando scoppiò lo scandalo petroli, e si venne a sapere dei soldi finiti nelle tasche di partiti, uomini politici e non solo, un giornale di sinistra si inventò che anche all’editore Gianni Mazzocchi era andato un mucchio di soldi, 100 milioni di lire, perché sostenesse la politica delle case petrolifere in Italia.
I giornalisti delle principali testate si precipitarono a intervistare Mazzocchi: «È vera la storia dei 100 milioni?».
«Non diciamo sciocchezze. Io di milioni ne ho presi di più. Molti ma molti di più!» Era un genio.
Si trattava evidentemente di pagine pubblicitarie, tutte in regola e fatturate, e nessuno gli chiese più nulla.
Della realizzazione della copertina a soggetto IP fu incaricato Franco Papetti, fotografo storico di Quattroruote assieme al fratello Mario. Franco pensò di animare la scena – una stazione di servizio a Pontedera (Pisa) – con dei personaggi che simulassero una felice situazione di viaggio. Franco Papetti ebbe un’intuizione notevole: invece del consueto schema di un «lui» e una «lei» o magari di una formosa benzinaia bionda, volle un benzinaio baffuto e due giovani automobiliste, immagine paradigma di una emancipazione femminile che in quegli anni cominciava a far breccia nella società italiana soprattutto per merito dell’automobile.

Come in altre occasioni, i figuranti furono reclutati fra i dipendenti dell’Editoriale Domus: Mino Bremi, Carla Marivo e Rita Emilia Fiorentino.
Mino Bremi curava le pagine del famoso Mercato del Nuovo e dell’Usato, la rubrica più seguita della rivista, imitata, anzi copiata, ma con poco successo, da tutte le altre riviste motoristiche.
Mino era un omone nero di pelo e dallo sguardo luciferino, che se non lo conoscevi poteva anche metterti soggezione. Ma se lo conoscevi, sapevi che era l’uomo più mite e gentile sulla Terra. Aveva esperienza di mercato perché era stato per anni direttore vendite del Saigarage di Milano, in via Principe Eugenio, importante salone e centro di assistenza General Motors, che voleva dire Opel, Vauxhall, ma anche Buick, Cadillac e Chevrolet, per chi poteva permettersele.
Mi raccontò un giorno la vendita più difficile della sua carriera: erano i primi anni Sessanta, un giovane cantante che era stato a Sanremo si era preso una cotta per la pinnutissima Cadillac Coupé De Ville del 1959. La voleva azzurra col tetto bianco, come l’aveva vista su una rivista americana. Bremi promise che in un paio di settimane l’avrebbe accontentato.
Piccolo dettaglio: al Saigarage non c’era nessuna Coupé De Ville prima serie in vendita.

Ma Bremi sapeva che ce n’era una a Roma, nella sede italiana della General Motors, forse l’unica importata in Italia. Purtroppo la macchina aveva due piccoli difetti: primo, non era azzurra; secondo, era in uso a un dirigente della General Motors Italia. Bremi gli telefonò e lo convinse: «Dottore, quando ci capita un’altra occasione di vendere quella portaerei a otto cilindri che solo di bollo costa quanto una 500?». Quando la macchina arrivò al Saigarage di Milano, Bremi la fece immediatamente riverniciare in azzurro col tetto bianco.

Mentre si stavano rimontando le parti cromate, il cliente telefonò a Bremi: «Avevo detto azzurra col tetto bianco? No, no, la mia ragazza la vuole rossa col tetto bianco. Ce ne sarà pure una rossa!».
«E tu Mino lo mandasti al diavolo?»
«Neanche per sogno. Feci rifare la carrozzeria come la voleva lui: rossa col tetto bianco. Bellissima. Allora ne facevamo di queste pazzie per accontentare i clienti importanti!»
Bremi non era sposato, viveva con la madre. A casa sua gustai la cazzoula più buona della mia vita. Da giovane giocava a calcio, ma un giorno il cuore gli lanciò un brutto segnale. Si dedicò allora a hobby più riposanti: la pittura, la pesca, la collezione di orologi kitsch. Finché il suo cuore, che continuava a perdere colpi, non si fermò del tutto.
Ma torniamo alla copertina. Le due ragazze, giovanissime, tra le più ammirate e contese della Domus, erano Rita Emilia Fiorentino e Carla Marivo: la prima lavorava a Domus, la rivista di design e architettura fondata e diretta dall’architetto Gio Ponti; la seconda al marketing.
Carla Marivo (a destra nella foto) lasciò presto la Domus per migliorare la sua posizione e fare esperienza nel campo dell’organizzazione di eventi. L’ho persa di vista, ma ho saputo che ha avuto successo.
Anche Rita Fiorentino lasciò presto la Domus, perché dette alla luce un bambino. Non l’ho più persa di vista: oggi abbiamo due figli, quattro nipoti e Sofia, una Golden Retriever di sei anni…

 

 

Gamy Moore
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One Reply to “C’era una volta Quattroruote [6] Quelli della Domus”

  1. Che piacere leggere questi retroscena della rivista che ho amato di più. Grazie sig. Laurenzi, e la prego, se possibile ne scriva ancora di questi aneddoti graditissimi. Grazie di cuore!

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