Eresie simpatiche ed eresie non

 

di Marco Candida

Dobbiamo ammettere che esistono sublimi eresie come il Faust di Goethe. Il Vangelo secondo Gesù, pur nella sua avversione non alla Parola di Cristo, quanto alle sue conseguenze, è squisita narrativa. Come squisitezze sono opere quali Il Paradiso Perduto di Milton. Tra le opere intrecciate al Cristianesimo, Il Maestro e Margherita, grande libro, come It di Stephen King, sugli effetti reali della magia nel mondo, contiene al suo interno, nella vicenda del processo a Gesù presieduto da Ponzio Pilato, un’eresia simpatica, buona, assolutamente accettabile, come si spera ciò che scriveremo tra poche righe anche noi. Ma in letteratura non si danno solo eresie. C’è anche chi la Parola ha saputo intenderla, e in un certo senso l’ha annunciata. Come in modi radicalmente diversi hanno fatto Tolstoj (in Resurrezione) e Dostoevskij (nei Karamazov). Per Tolstoj la fede è impugnabile nel mondo. Per Dostoevskij ciò è inconcepibile: il contatto con il divino è possibile solo praticando una forma di ascesi – vedi ad esempio la figura di padre Ferapont nei Fratelli Karamazov. A nulla vale la Parola nel mondo. Manzoni pare collocarsi a metà tra Tolstoj e Dostoevskij: il modo più santo, ossia più corretto, di intendere la fede è quello del Cardinal Borromeo, assumendo ovvero un atteggiamento quasi maieutico nel far venire alla luce la grazia insita in ciascuno di noi, contro modi ancora incrostati di superstizione quali quelli di Padre Cristoforo e di Lucia. Esistono, pertanto, eresie accettabili. D’altro canto, il Cristo non lasciò scritta una sola parola. E lasciò pochi principi guida. Perciò, il Cristianesimo stesso, in quanto narrazione, nasce già, se ci pensiamo, come devianza naturale dalla Parola. Appartiene ai quattro Vangeli un’idea, si potrebbe dire, naturalmente eretica. Nessuno può essere del tutto allineato alla Parola di Cristo. Se lo fosse, sarebbe Cristo stesso, ma ciò non può essere possibile. Solo la santità è possibile. San Paolo, nei suoi momenti più alti, di massimo allineamento, potremmo dire, alla Parola di Cristo, afferma: “Cristo è in me”. Cioè, San Paolo capisce di non essere più lui a esprimersi, ma di essere tutt’al più tramite.  

Un’eresia può essere simpatica. Perché nulla di male fa a chi l’ascolta. Fondamentale è capire questo, infatti: Cristo è venuto a operare per il Bene. A mostrare la Via del Bene. La Via del Bene, e leggendo il Vangelo non ci possono essere dubbi, non passa attraverso il Male. Non passa attraverso il conflitto. Gesù accetta di finire davanti a Ponzio Pilato, porgendo l’altra guancia e perdonando settanta volte sette: ma lo fa, importante!, affinché si compiano le Sacre Scritture. Sulla base di questa riflessione, consideriamo, allora, due figure della statura di Tolstoj e Ghandi. La “resistenza passiva” ideata da Tolstoj nel suo romanzo Resurrezione e praticata da Ghandi in India contro i persecutori inglesi, è sì giusta, perché ispirata a insegnamenti cristici; ma non tiene conto del fatto che Cristo accettò lo “scandalo” del Golgota, come definisce la crocefissione il Manzoni nell’inno Cinque Maggio, affinché le Sacre Scritture, come detto, si compissero. Ciò dimostra, se non altro, questo: ciò che Tolstoj credeva forma di “resistenza passiva”, era in realtà, da parte di Cristo, l’accettazione di una volontà superiore. In altri termini: la “resistenza passiva” eseguita da Ghandi su impulso tolstojano era di specie, per quanto larvata, ed evoluta, appartenente al “conflitto”; in Cristo, invece, non vi è, come detto, alcun reale conflitto. Dimostra, inoltre, quest’altro: che si può essere santi, ma non si può, su questa Terra, essere Cristo. Nemmeno Tolstoj e nemmeno Ghandi, queste due figure così enormi, sono alla pari di Cristo. Né alcuno di noi può esserlo. Né dobbiamo. Gesù non dice, infatti, siate come Me. Fate come Me. Dice solo seguiteMi. Credete in Me. Seguire la Via della Verità è seguire il Bene.

Ma c’è un problema. La seduzione del Male. Il Male è seducente. Il Male è… sexy. Da dove nasca la volontà di fare il Male, difficile dirlo. Tante sono le teorie in proposito. Una teoria è ricavabile, solo come esempio si spera simpatico, da un vecchio film dell’orrore dal titolo La rossa maschera del terrore. Vincent Price parlando con una donzella le confessa di essere iniziato di un culto antichissimo. E le dice di svegliarsi. Di guardarsi intorno. Il mondo è un inferno.  Un conflitto perpetuo. Non c’è amore. Solo lotta. Al che la donna inorridisce affermando di credere nella vita, di credere nella supremazia del Bene sul Male. Esiste un approccio naturalistico, quindi, alla questione della presenza del Male nel mondo. La Natura è Malvagia ergo anche l’uomo lo è, anzi, deve esserlo, se vuole sopravvivere fino a domani. Il nocciolo di questa filosofia è: se la Natura è malvagia, un demiurgo malvagio l’ha costituita. Dobbiamo pertanto smetterla con le favole della buonanotte ai bambini e votarci a tale demiurgo. Un tal ragionamento difetta tuttavia non solo in quanto personificazione di qualcosa che organismo non è (la Natura), ma anche perché generalizzazione indebita. Come se tutta quanta la natura fosse in lotta. Molte piante non lottano. Le rose hanno le spine, ma tanti altri fiori no. E così via. La Natura non è tutta aggressiva. Buona parte sì, ma non tutta. Non si può dunque trarre giustificazione all’agire seguendo le vie del Male dall’osservazione naturalistica. Ci sono poi altre teorie. Nella cara vecchia Bibbia, ad esempio, il Male è una tentazione. Si viene indotti a compiere il Male. Il Serpente tenta Eva e Adamo la segue a ruota. Il Serpente è fuori da Eva. Non è un demonietto dentro di lei. Ma sappiamo dalla tradizione greca che l’uomo spesso è preso da demoni e condotto ad agire per il Male senza che ci sia nemmeno una precisa volontà a proposito. 

Ci sono molte teorie, sì. Ma forse potremmo azzardarci a dire questo: il Male, come in fondo sosteneva già Agostino, non esiste in sé e per sé. Viene in qualche modo evocato. Posto in essere. Il Male nasce da una cooperazione. Il Male è nelle iterazioni. Nelle relazioni tra soggetti. Uno squalo mangia un pesciolino e noi diciamo che è Male. Un ragno tesse la tela e mangia l’insetto che ha catturato e noi diciamo che è Male. Il terremoto di Lisbona causa stragi e devastazione e noi pensiamo che è Male, e allora tanto vale fare Bene se basta un attimo al Male per farsi beffe di noi. Invece, ciò che chiamiamo Male è il risultato di una iterazione. Anche la cooperazione tra uomo e donna evoca così come si evoca uno spettro dell’aldilà la presenza demoniaca del Male. Dobbiamo essere molto pratici. Molto naif, su queste cose. Stare insieme, per uomini e donne (così come per gli esseri umani in generale) non è facile. Nei rapporti di coppia ci sono due nemici invisibili molto insidiosi: un rapporto può diventare tossico oppure può edulcorarsi troppo. Se diventa tossico i due amanti diventano nemici. Se si edulcora troppo diventano fratello e sorella. Uomini e donne danzano su questo filo sottile: ed è difficile mantenere un equilibrio. Di solito, spetta tradizionalmente alla donna il ruolo di mantenere la coppia in equilibrio tra tossicità ed edulcorazione. Un po’ di amore e un po’ di calci nel sedere. Cioè tradotto in termini più biblici e meno naif, un po’ di Bene e un pizzico di… Male. Ecco perché in letteratura il ritratto della donna come rappresentante del Male sulla Terra è addirittura strabocchevole. Da Madame Bovary ai Fratelli Karamazov stesso la donna è… il Diavolo.

Evolvere (cioè essere migliori di Flaubert, migliori di Dostoevskij, migliori dei nostri predecessori) significa capire che la donna altro non è se non il riflesso dell’uomo e viceversa. Uomini e donne cooperano. Nell’iterazione tra donne e uomini, nell’instaurarsi del rapporto, nasce il Male. Il Male, potremmo dire, è il mancato equilibrio tra tossicità ed eccessiva edulcorazione del rapporto. Questo il Male. Le eresie, ad esempio, altro non sono che il ribellarsi difronte all’eccessiva edulcorazione dei concetti propugnati dal Cristianesimo. Un rammollimento. Un gusto eccessivamente dolciastro. E allora si va alla ricerca del Male: dello scontro con qualcosa di maggior attrito. Dove posso trovare da menare un poco le mani? Ad esempio, nelle gerarchie angeliche. Certo! E allora il Divino diventa ordine d’aspetto quasi militaresco. E “militaresco” significa armi, scontro, possibilità di menar le mani. Possibilità di sentirsi vivi, vitali, forti. In vita. Tutto ciò, così come lo stiamo considerando, in sé non è né giusto né sbagliato: è solo il naturale tentativo umano, troppo umano di trovare equilibrio tra tossicità ed eccessiva edulcorazione, tra Male e Bene. Anche la guerra nasce dall’eccessivo rammollimento (ad esempio, la sovraproduzione da parte di industrie di armi genera una situazione tossica che va riequilibrata; ad esempio, il rammollirsi di alcune posizioni di leader politici genera, paradossalmente, perdita di popolarità, sicché necessario si rende l’impegno nei confronti di un grande “tema” o l’individuazione di un grande “nemico” da fronteggiare… come si vede le categorie di “tossicità” ed “edulcorazione” si prestano come chiavi interpretative anche di macro-eventi) cui si assiste in tempi di pace prolungata. Rammollimento, noia. Immoralità. Crollo di valori. Tossicità ed edulcorazione. 

Immaginiamo, dunque, una storia. Un’eresia completa, sia chiaro. Una blasfemia. Ma immaginiamola lo stesso. Verrà fuori più una cosa alla Giobbe Covatta che alla Cristopher Marlowe, ma noi questo lo diamo per scontato. In questa storia Gesù e Maria di Magdala, ebbene sì, sono sposati e vivono insieme. Maddalena è la moglie di Gesù e Gesù è il marito di Maddalena. Perciò, anche loro, come tutte le coppie, hanno il loro quotidiano. Come possa essere il quotidiano con Gesù Cristo non è cosa semplicissima da immaginare. Come possa poi esserlo con una moglie è ancora più difficile. Comunque, Maria di Magdala sfaccenda con pentole e tegami. Gesù è in silenzio seduto a un tavolo di legno a forma di L, vicino a una sorta di cucinino, dove stanno specie di fornelli dell’epoca e una sorta di lavandino. Il lavandino è rotto. Maddalena stava facendo vasi di creta, li stava facendo per Gesù, perché si era messa in testa… si era messa in testa… Chi lo sa cosa s’era messa in testa. Comunque ha intasato tutto, pensando la creta potesse scivolare dal buco di scolo di quella sorta di lavandino del 30 o 31 d.c. Ha combinato un bel disastro e cerca di non pensarci. Gesù rimane in silenzio. Non riesce a spiccicar parola, quando è con Maria di Magdala. Ma sa, Gesù, che Maddalena il guaio l’ha combinato per lui, e sa che lei adesso ce l’ha con lui perché in pratica è colpa sua e Gesù pure si sente un po’ in colpa.

“Maria…”

“Maria tua mamma. Eh no, per cortesia… Non chiamarmi come tua mamma! Tutto, ma non come tua mamma”

“Maddalena, mi passeresti pe…”

“Mi passeresti?! Mi passeresti?! E non sei capace di alzarti e prendertelo da te?! No, dico con quello che ho fatto per te, ancora mi chiedi qualcosa?”

“Ma…”

“Ti ho asciugati i piedi coi capelli!”

“Sì, ma è da quando siamo sposati che me lo continui a rinfacciare!”

“Eh, ma perché tu mica mi hai fermata! Te li sei fatti pulire per bene!”

“Ma pensavo fossi Maria di Betania!”

“Seh. Due volte”

“Ok, d’accordo. Lì forse ho sbagliato. Cannato di brutto. Ma erano così belli, i tuoi capelli… così lucenti…”

“Seh seh. Vabbè.”

Gesù si alza e prende una pagnotta. La spezza e ne mangia una parte.

“Riguardo a quello che stavamo dicendo…”

“No, Gesù, ti prego. Ne abbiamo già parlato. Non mi sento ancora pronta”

“Ma io non nego l’uomo e la donna possano avere rapporti”

“Sì, ma con tutto quello che ho passato… Dopo la faccenda dei sette demoni… Non me la sento ancora”

“Desidero accostarmi a te, Magda”

“No no. Nisba. A parte che non mi rispetti come si deve. E poi… come falegname vali una cippa. Non coltivi. Non sai neanche usare il trapano elettrico”

“Trapano elettrico? Cos’è?”

“Eh. So io. So io. Non aggiusti niente. Non fai i lavori. E poi, di cosa campiamo?”

“Faccio miracoli per mantenerti”

“Be’, per una donna come me non è sufficiente”

“Io…”

“Ma non è quello…”

“Cosa allora? Cosa?”

“Mi spieghi come faccio a lasciarmi accostare dal Vescovo di Cafarnao?”

“Il Vescovo? Cos’è un Vescovo?”

“Massì. Con tutto quello che predichi in giro, come faccio… con te? Non mi riesce. Non riesco. Ho paura… che penseresti male di me”

“Ma a me piace pensare male di te!”

“Come ti permetti?! Guarda che ti tiro una padellata! Mi stai dando della leggera?!”

“In verità ti dico…”

“Ah no… Eh no. E non attaccare. Mo’ adesso, anche in casa, tra noi, non attaccare”

“Aspetta. Lascia che ti racconti una parabola. Così capisci meglio – fa Gesù non sapendo più che pesci pigliare – In quel tempo…”

“In quel tempo in quel tempo! E in quel posto? “In quel tempo” è peggio di “C’era una volta…”, molto più potente. In quel tempo… In quel tempo, in quel posto quel tizio…”

“Sei impossibile!”

“Seeeh. E non sai quanto! Non sai!”

“Smettila di dire così. Mi fai tremare, ogni volta che dici così”

“E faai bene a tremare. Molto bene! Non sai quanto te la farò pagare, non lo sai!”

“Ti informo, se non lo sai, le minacce sono punibili dalla legge. Potrei andare alla più vicina Stazione dei Carabinieri entro ottanta giorni dalla presunta minaccia e querelarti. Lo sapevi? Senza nemmeno avere una prova. Solo sulla parola. Anzi, Parola”

“Cosa sono i Carabinieri? Di che parli? Tu piuttosto. Vedi di non infilarmi in qualche tuo discorso, della montagna o sul lago, o dai caramba ci vado io. Carabinieri! Dovevi darti alla politica! Non a questa cosa della religione. La democrazia, ad esempio”

“Ogni forma di potere è connessa al Diavolo. E lo dicono i nomi stessi. Democrazia allude al Demonio, altro che Popolo. Monarchia allude a Moloch. Plutocrazia allude a Plutone, ai tesori sepolti nella terra, dove sta l’inferno. La politica è fortemente connessa a Satana. Alla radice. Perciò no. Scordatelo. Niente politica”

“Io invece avrei preferito!”

“Voglio accostarmi a te, Magda. Lo sai che dovrò morire a 33 anni. Non ho molto tempo”

“Ma risorgerai, no? E poi, chi ti dice che morirai proprio a 33 anni?”

“Perché voialtri non leggete le Sacre Scritture! Nella Bibbia è desumibile l’età della mia dipartita. Genesi 11-10, laddove si descrive la genealogia di Abramo. Ci sono molti nomi di miei padri e costoro raggiungono età chi di 500 anni, chi di 430, chi 207. Ma accanto a questi c’è anche chi schiatta prematuramente. E a che età arrivano? Muoiono giovani. Chi a 30 anni. Chi a 32. Chi a 34. E chi a 31. Rimane pertanto disponibile, essendo io destinato a morire giovane, solo un’età…”

“33”

“Elementare, Watson. Quindi quella sarà la data della mia dipartita. È tutto scritto. Tutto quanto. Tutto desumibile dalle Sacre Scritture. Basta leggerle”

“Mio Dio…”

“Dobbiamo sbrigarci. Lascia che mi accosti a te…”

“Ma spiegami, Gesù, spiegami! Come faccio a farti eccitare? – fa la Maddalena spadellando – Nel film kolossal Alexander, un biopic su Alessandro Magno, che mi sono vista su Sky, interpretato da Colin Farrell, in una scena, il leggendario condottiero macedone si ritrova in una camera da letto a tu per tu con la sua futura sposa. Alessandro è all’apice della sua ascesa, le folle urlano il suo nome. Lo inneggiano. Ha vinto tutto. Si presenta da una donna magnifica (Rosario Dawson, vagamente somigliante, se vogliamo, alla di Alessandro mammà, interpretata nel film da Angelina Jolie), con due pompelmi peggio di Susan Sarandon. Ma Alexander è il più grande condottiero della storia. Difficile anche per una donna di tale incredibile bellezza sedurre un uomo così potente – tanto più che Alexander, come si sa, è pure ricchione per via della sua liaison con Efestione. Sicché la donna prende in mano un coltello e glielo punta alla gola. Lo schernisce. “Guardatelo, il grande condottiero! Mi basta un istante e sei morto”, dice più o meno. Capisci, dove voglio arrivare?”

“A me sembra solo di assistere, in questo dialogo tra noi, al festival dell’anacronismo storico più becero”

“Tu sei veggente, no? E io un po’ maghetta la sono da sempre. Così discorrono tra loro due indovini. Surfando avanti e indietro sull’asse spaziotemporale. Ma spiegami, dunque. Come faccio a lasciarti accostare a me? Come la mettiamo, Gesù, con l’eccitazione?”

“C’è già”

“Sì?”

“È quello che sto cercando di dirti. Le donne fanno le bagasce per sedurre gli uomini. Senza capire che a un uomo basta l’avvenenza di un corpo femminile”

“Bugie. Sono gli uomini a volerci così. Prendi il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Quando lui si lamenta che lei non riesce a dire altro che “Gesummaria Gesummaria” ogni volta che lui si accosta a lei. E poi, anch’io come Tomas dell’Insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera, sono stata con duecento uomini e con tutti e duecento ho fatto di tutto. Di tutto”

“Ti mortifichi a parlare così di te stessa. Ma come fai a non capirlo?”

“Ecco che parla il Vescovo”

“Sicuramente gli uomini sono dei maiali. Altrimenti io cosa sarei venuto a fare? Per redimere chi e cosa? Ma ricordati il mito della Maga Circe. Fu la Maga Circe a trasformare gli uomini in maiali. Ossia è anche un po’ la donna ad accendere il diavolo che è in un uomo. Un uomo vede le curve femminili e si trasforma. Diventa… stupido e… volgare. Poi, c’è chi esagera. Portando fuori dalla camera da letto questi atteggiamenti. La seduzione è una forma di debolezza. Una schiavitù. Catene dalle quali io sono venuto a liberare l’uomo. Bisogna essere più sicuri di se stessi. Una donna può piacere anche senza tacchi a spillo e con il pullover”

“Lo faccio per me stessa. Se metto la minigonna e i tacchi a spillo, caro Giùgiù, lo faccio per me stessa. Mi piace avere gli occhi puntati addosso. Mi piaaace”

“Chissà. Magari credi solo di esistere di più, ma non serve”

“Ma va là… Gne gne gne. Ma che ne sai?”

“Ammetto i limiti della mia condizione. Oltre a essere umano, sono uomo. Maschio. Non è che nemmeno io ci capisca molto di psicologia femminile. E poi, anche a me piacciono come vestono le donne! Però… Ma sì, alla fine, come sostiene Marco Candida, credo anch’io che uomo e donna si creino a vicenda e che Male sia un difetto di equilibrio tra merda e luce”

Maddalena s’illumina d’improvviso. “Marco Candida… Questo nome mi piace. È per caso una tua creatura che vivrà tra duemila anni?”

“Mm mm”

“Mi sa che tra duemila anni una cantatina non disdegnerò di farcela assieme, e magari più d’una”

Gesù arrossisce. “Cantatina? La chiami così? Caaantatina?”

“Sì, la chiamo così”

Gesù si sbellica di risate.

“Magdina mia, sei proprio impossibile” 

 

Se abbiamo offeso la sensibilità di qualcuno chiediamo scusa. Inoltre, personaggi e circostanze sono inventati e frutto di fantasia. Ma chi può resistere a immaginare Gesù e la Maddalena in una situazione come questa? Un duetto straordinario. Si potrebbe andare avanti per sempre a farli discutere. Ma ci fermiamo. Ci fermiamo.     

Gamy Moore
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