Inizi di Dicembre 2016
Nel cuore della notte il trillo del cordless fa sobbalzare Piumetta.
Mezza addormentata cerca invano il telefono fra le lenzuola, ci mette un po’ prima di rispondere.
Con un fil di voce
– Sì?
Una voce imperiosa le rimbomba nei timpani
– SCATTARE!
Paoletta sobbalza nuovamente, poi si rende immediatamente conto e cambia registro
(sonoramente) – Ma vaff…!
– È questo il modo di accogliere Ramon tuo, Donna?
– Che ora è?
Afferra la sveglia e la fissa sconcertata. La stanza è al buio. – Le tre di notte!
– Da voi, ebbene sì.
Cambiando registro, di colpo preoccupata.
– Cla’?
– Sta benissimo.
Dovevo solo ammazzare il tempo…
– Io invece ammazzerei te!
Mannaggia, stavo facendo un bel sogno…
– Ah sì? Con me?
– Manco per l’anticamera!
(pausa in cui sospira)
Era un sogno bellissimo, ma alquanto improbabile…
(e si ferma)
– Sto aspettando!
Paoletta indugia, nel vano tentativo di cambiare discorso.
– Allora?
– Ma niente, c’era Cla’ con un’amica…
– Amica? In effetti, alquanto improbabile.
– Una modella credo…
– Beh?
– Si avvicinava a me e diceva alla ragazza: “È questa la donna che voglio sposare”
– Non so perché ma me lo sentivo…
Lei neanche lo ascolta e continua imperterrita.
– La ragazza aveva la faccia del veleno dipinta in volto, mi saettava, io cercavo con delle smorfie di farle capire che era uno scherzo, ma Cla’ ribadiva e io non puoi capire com’ero in imbarazzo…
– Non vedo perché mai…
– Aspe’!… Cla’ si avvicinava e prendeva a baciarmi d’impeto, mi mordeva la lingua e rideva… rideva, incurante di tutto…
– Tipico. D’altronde lo conosci, è da lui… e se non fosse da lui, allora lo farei io per lui.
– Ma io te non ti sposerei.
– Ah no?
– Sì, no… cioè… insomma… Saprei come resistere al tuo fascino.
– Non credo proprio, specie se sapessi come sto messo ora…
(suadente) – Perché, come stai messo?
– Ehhhhh, eccola che cala…
(pausa)
Non te lo dico, mascherina, dovrai aspettare… Certo se tu prendessi un aereo invece di stare là, potresti avere un assaggio. O anche qualcosa di più…
– Beh, considerate le ore di viaggio e quelle che io passerei in bagno subito dopo, mi sa che il tuo… Come vogliamo chiamarlo, raptus quotidiano? Rimarrebbe congelato. Anzi surgelato, visto il freddo che fa…
– E allora a che serve Ramon?
Squaglio chiunque…
– … Con la sola imposizione delle mani, già!
Ramon trattiene a stento i singulti. Poi si blocca e diventa serio.
– Pure nei sogni mi tradisci, fedifr…frigorifera!
Fammene andare va’… e mi raccomando tieniti pronta fra 36 ore esatte. Va bene come anticipo?
– Ma come? Così scarso preavviso?
Fine di un incubo. Paoletta si sveglia di soprassalto, è l’alba e la sveglia segna le 6.30. Tira un sospiro di sollievo dopo aver realizzato che non solo quel giorno può prendersela comoda, ma soprattutto non deve andare in aeroporto a prendere Ramon e Clarence. Farebbero prima loro ad arrivare dal Giappone che lei a Fiumicino. Tommy lo sa bene, infatti si è offerto di andare a prenderli al posto suo.
Casa di Clarence, due giorni dopo
Piumetta si è appena affacciata in salotto, dove l’attende l’allegra combriccola riunita. Appena il tempo di un sorriso e la voce di Ramon da argentina si fa tuonante
– Siedi e fai silenzio, donna!
Lei sbianca in volto e rotea lo sguardo al cielo
– No, non è possibile… La confessione no!
– Non hai ancora detto che sei innocente e che neghi tutto – la incalza Clarence.
Lei si gira sui tacchi, bassi in verità, e pensa ad alta voce
– Dio fa’ che si tratti di uno scherzo, anzi no di un brutto sogno.
Un due tre ed esco pure da quest’incubo…
(Ramon) – L’hai detto donna! Questo è il momento dell’orrore, ma è solo colpa tua perché anche stavolta…
(girandosi) – Anche stavolta cosa?
Cla’ – Ne hai di cose da farti perdonare…
– Sentiamo! Così ve le smonto subito e passiamo ad altro.
– Ma guarda! Quando vuole sa pure correre…
Quello che non doveva succedere, successe. Tommy alleato col nemico.
Poteva essere mai che ‘sta donna non fosse in minoranza?
Lei lo fissò allibita
– Tommy, non crederai…
– Credo a ciò che vedo, Madame…
– Sarebbe?
– Andremo con la dovuta calma a esaminare i fatti – la interruppe Clarence. – Quello che hai fatto stavolta è davvero imperdonabile…
Lei si lasciò cadere sul divano.
Ramon – Ecco brava, siediti per cominciare…
Da quel momento lei non oppose resistenza, semplicemente si avvalse della facoltà di non rispondere.
– E non interrompere ovviamente! Anche col pensiero.
Clarence aveva dismesso i semplici panni di Giudice Supremo o forse acquisito ulteriori poteri, proprio come avrebbe fatto qualcun altro se avesse vinto un referendum popolare.
“Tutto ciò è anticostituzionale”, pensava Piumetta, forte dello scassamento sensoriale di marones vissuto nel corso del 2016. Se esco vincitrice dal confronto, allora cambio le carte in tavola, si scrivono nuove regole, altrimenti mi dimetto. D’altronde ho solo 41 anni come Renzi. Sì, da una gamba…
– Perché l’hai fatto?
La domanda, posta con tanta veemenza la riportò immediatamente alla realtà.
– Fatto cosa, Vostro Onore? Cioè scusi Milord…
Sì, insomma come cappero devo chiamarla?
– Badrone – suggerì Ramon ridendo.
Clarence si alzò dal suo scanno, le si parò dinanzi, fissandola dall’alto in basso, benché lei fosse scattata in piedi. Sembrava terribilmente serio.
– È almeno un anno – disse pacatamente – che non scrivi più nulla della nostra storia. Sembra quasi che ci hai dimenticati…
Lei tentò goffamente di schermirsi – Non è così, io…
– Zitta! Ammettilo, sei latitante.
Per fare cosa, nel frattempo?
– Ma scusa… ho scritto due romanzi, ne sto scrivendo un terzo adesso.
Non ho proprio avuto il tempo…
– Ti pare un motivo sufficiente per tradirci?
– Come puoi dire così? Io non ho tradito nessuno!
– Come no! Nel tuo primo romanzo parli solo di Ramon.
Lo vuoi negare?
Sentendosi chiamato in causa, qualcuno prese a pavoneggiarsi, poco mancava che facesse anche la ruota. Lei lo osservava sconcertata mentre lui si atteggiava come Fonzie.
– Che c’entra, è stato un caso!
– Eh no, signorina! Non te la puoi cavare a buon mercato.
Perché anche di me, nessuna traccia – sentenziò a sua volta Tommy.
– Non sono stata io a tirarlo in ballo, forse… sì insomma non ricordo… Anzi, no, c’è un punto in cui ho parlato anche di voi…
– Infatti. E cosa hai detto? – sibilò Clarence.
In quel momento Paoletta recuperò appieno la memoria, realizzando troppo tardi che sarebbe stato meglio perderla.
– … Che… Che siete… pazzi.
– Ecco, appunto. Pazzi.
E batté le mani.
– Vilipendio della Corte – si affrettò a sottolineare Tommy.
– Non ho specificato che mi riferivo a voi.
Insulso tentativo di salvarsi in corner.
– L’hai ammesso tu stessa poc’anzi, ergo…
– Nego tutto allora.
– Impossibile, è già stato registrato agli atti, vero Tommy?
– Certamente, Vostro Onore.
(poi, rivolgendosi a tutti) – Se permettete, vorrei aggiungere qualcosa.
Cla’ – Prego, ne ha facoltà.
Per darsi maggior tono, Tommy si alzò in piedi.
– Voi vi lamentate, ma Ramon è immortalato in un romanzo e lei, certamente, Signor Giudice era nel novero dei “pazzi”; per giunta l’imputata l’ha sognata di recente, come io ebbi a riferirle. È stata lei stessa a raccontarmelo. Dunque lei alberga nel suo cuore.
L’unico escluso invece sono io!
(rivolgendosi a Paoletta) Dico bene, imputata?
Piumetta negò e sospirò, accasciandosi di nuovo sul divano.
Cla’ – L’imputata non ha altro da aggiungere prima che la Corte si ritiri?
Lei si limitò a scuotere la testa, conscia della sua sorte, ormai segnata.
La Corte si diresse nella stanza attigua per deliberare. Qualche minuto e la vetrata si spalancò, replicando una nota processione avvenuta in epoca remota. Uno ad uno, come i Magi, si avvicinarono a lei, ponendole fra le braccia i loro doni. Lei continuava a scuotere la testa, ora però, come avrebbe detto la Consoli, “confusa e felice”.
– Ci sei cascata Paolè.
Scherzo di Natale!
– Stro… che siete, ma si può?
In quel momento gli abbracci superarono ampiamente le parole.
– Fatemi capire… Questa farsa mi toccherà ogni anno?
Ramon – Te l’ho detto, è stata colpa tua. Pensavi volessimo processarti…
Coda di paglia, confessa!
– Lo ammetto, sembrava una scena già vista. Anche se c’era una nota stonata…
(Tommy) – Cioè?
Cla’- Non c’erano i “membri non togati”…
(Piumetta) – Già! Che fine ha fatto il resto della Corte?
– È di là che delibera… o meglio scalpita…
Quando si nomina il diavolo spuntano le corna.
Con Igor invece appare una manina, dotata di tazzina.
Fu così che qualcuno tristemente noto intonò un canto destinato a riproporsi fino all’anno nuovo:
“Venite aigoriamo, venite aigoriamo, venite aigoriamo Cla’-signore!”
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