Appunti di scrittura creativa (n. 2)

Premessa necessaria: in quest’incontro, come negli altri, leggerete frasi del tipo “dovete fare” oppure “questa cosa è così” e via dicendo. Sappiate che queste tipologie di frasi vanno sempre da voi intese come “secondo me dovreste fare” oppure “a mio modo di vedere questa cosa è così”. Ciò premesso, per dirvi che tutto quello che leggerete qui e nei prossimi incontri, è il mio modo di vedere l’argomento, che non è l’unico modo, ma è ciò che sento io: un onesto punto di vista.

Iniziamo.

Nel primo incontro abbiamo posto l’attenzione sul fatto che si scrive per raccontare una storia. Quindi il primo passo è avere una buona storia da raccontare, una che valga davvero la pena di mettere per iscritto.

La seconda cosa fondamentale è come scrivere questa storia.

Il come fa la differenza.

Avete mai raccontato una barzelletta? Forse vi è capitato che un amico ve ne abbia raccontata una che vi ha fatto piegare in due dalle risate. Così avete pensato di fare anche voi colpo e l’avete raccontata a qualcun altro che però non ha reagito come vi aspettavate.

Eppure la barzelletta era la stessa, che cosa è accaduto? Le motivazioni per cui la vostra performance non è riuscita, sono da cercare nel “come” avete raccontato la barzelletta; ad esempio:

  • Siete stati credibili?
  • Avete usato il giusto ritmo?

 

Ciò ci porta a riflettere che la scrittura si compone di due elementi essenziali:

1)     La creatività
2)     La tecnica

Ed ora pensate di essere un ebanista.

Un ebanista crea le sue opere solo ed esclusivamente usando il legno, nient’altro che legno. Il vostro legno sono le parole, voi componete le vostre opere solo ed esclusivamente usando le parole. Questo può essere un problema, perché, come l’ebanista, non potete appoggiarvi ad altri trucchi artistici.

Vi faccio un esempio. Quando ascoltate una canzone, magari d’amore, melodica, cos’è che vi fa emozionare? Cos’è che vibra dentro? Qualcuno potrebbe pensare alle parole, ma non è così, non lo è quasi mai. Ciò che conta davvero è la musica. È lei che vi arriva dentro prima ancora che il cervello abbia compreso le parole.

Purtroppo, quando scrivete, non potete metterci dentro anche la musica, almeno non quella che si ascolta con le orecchie, ma qualcosa potete farlo. Lo vedremo più avanti.

Come l’ebanista ha solo il legno (non usa nemmeno i chiodi!) voi avete solo le parole e dovete usarle al meglio.

Anche l’opera dell’ebanista si compone di due aspetti: creatività e tecnica, che insieme rendono un’opera eccezionale. Questo vuol dire che essere solo creativi (avere un’idea) non basta, avete bisogno di metterla in pratica (artigianato e tecnica). Vale anche il contrario: se avete solo tecnica, sarete dei bravi falegnami, ma non degli artisti. È comunque un buon mestiere, non disperate.

Riepilogando, avete bisogno di una buona storia da raccontare e dovete raccontarla nel modo migliore. Ora nasce però un grosso problema: chi vi dice che è scritta bene?

Se volete fare gli scrittori, i ballerini, i cantanti, i pittori, gli ebanisti, abituatevi subito alle critiche e al fatto che il più delle volte non verrete nemmeno presi in considerazione. Vi consiglio di mettervi a tavola e prepararvi una bella porzione di fegato, il vostro naturalmente, da consumare nel modo che più vi piace. Fatelo voi prima che siano gli altri a costringervi a farlo.

Assioma: non potete pretendere di piacere a tutti.

Gli assiomi, per definizione, non si dimostrano, ma questa volta voglio farlo. Fate questo esperimento: scegliete il nome di uno scrittore, il più bravo, il più famoso. Preso? Bene ora chiamate a raccolta cinque o sei amici. Fatto? Domandate ai vostri amici che cosa ne pensano del bravo scrittore. Fatto? Chiedete se hanno letto il suo ultimo romanzo. Chiesto? Bene avete appena dimostrato l’assioma!

Infatti, a qualcuno non piacerà poi tanto quello scrittore, qualcuno lo giudicherà addirittura noioso. Aumentate il numero di amici a cui farete la stessa domanda e vedrete che le critiche si accresceranno e le idee diverranno sempre più discordanti.

Questo non vuol dire che dovete ignorare totalmente i giudizi degli altri oppure pensare di essere solo degli incompresi, anzi spesso quei commenti vi aiuteranno a trovare delle strade alternative, vi suggeriranno dove migliorare il racconto, dove è troppo debole o pedante o noioso. Tuttavia dovete avere chiaramente in testa il fatto che a qualcuno non piacerete, sempre e comunque. Pazienza e pace con voi stessi.

Prima di lasciarci, vediamo insieme questo riepilogo:

  • Dovete avere una storia da raccontare, una che vale la pena mettere per iscritto
  • Dovete cercare il modo migliore per metterla per iscritto (vedremo…)
  • Creatività e tecnica: la prima è quasi innata, la seconda s’impara
  • Dovete comprendere che non piacerete a tutti, ma dovete sforzarvi di fare il meglio

Chiudiamo qui questo secondo incontro, nel prossimo scenderemo più in profondità su alcuni argomenti fin qui trattati e su nuove considerazioni pratiche.

Massimo Petrucci
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4 Replies to “Appunti di scrittura creativa (n. 2)”

  1. Non si può pretendere di piacere a tutti: questa mi pare una verità inoppugnabile. Mi è capitato di avere a che fare con aspiranti scrittori che non ci erano ancora arrivati. Una volta che si sia preso atto di non poter piacere a tutti, occorre poi darsi da fare per trovare almeno UN lettore cui si piaccia! Aspetto anch'io il terzo incontro. Ciao.

    1. E' una cosa difficile da accettare, è vero. Il fatto è che quando si scrive qualcosa, alla fine si pensa sempre di aver scritto un capolavoro (e forse lo è davvero!), ma anche i capolavori non piacciono a tutti.
      Bisogna lavorare molto sul proprio ego, oltre che sul proprio modo di scrivere.
      …ed io mi metto in fila.

  2. Trovo questi incontri esilaranti: la vicenda del cane investito e del guidatore alto mi ha messo di buon umore. E' anche vero che preferisco leggere scrittori che dispongono di un ricco vocabolario, il minimalismo non è nelle mie corde. La tua scrittura è invece un mix di intelligenza, buon senso e ironia, al di là del fatto che non si può mai essere all'unicordo su tutto. Aspetto, trepida, il terzo incontro.
    😀

  3. Grazie Eva, sono contento che tu abbia gradito questi semplici incontri sulla scrittura creativa.
    Appoggio il fatto che quando si trova uno scrittore con un vasto vocabolario, non si può che apprezzarne la scrittura. Tuttavia dev'essere una scrittura naturalmente forbita e non si deve sentire lo sforzo di voler mettere proprio quel vocabolo tanto per far sapere al mondo che lo si conosce.
    E' come per i grandi ballerini, che pur facendo uno sforzo immenso nel saltare e piroettare, continuano a sorridere. Lo spettatore ha la sensazione che l'esercizio sia quasi semplice e ne apprezza la gradevolezza, la poesia. Se invece venisse fuori la fatica, lo spettatore proverebbe pietà per il ballerino piuttosto che ammirazione.

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