L’arte di comunicare (15)

totò e peppino lettera

Nell’articolo precedente (<Leggi>) abbiamo affrontato il tema della comunicazione dal punto di vista del parlato e dell’atteggiamento del corpo nonché del tono della voce. Quando si scrive le cose cambiano notevolmente. Il motivo è che quando ci troviamo a parlare possiamo mettere in gioco molteplici dinamiche e modificarle in tempo reale in base, ad esempio, alla reazione di chi ci ascolta. È chiaro che la scrittura c’impone una comunicazione in differita, non possiamo sapere in che modo reagirà chi leggerà il nostro testo; possiamo solo provare ad immaginarlo, perfino tentare di provocare una reazione che può essere di gioia, tristezza, stupore o quant’altro, in fin dei conti non è quello che fanno gli scrittori, i drammaturghi o i poeti?

Prima di affrontare la nostra pagina bianca, che sia per un biglietto di auguri, una lettera d’amore o una relazione formale, è importante analizzare alcuni aspetti partendo, come abbiamo sempre fatto, dal contesto.

 

  • Contesto
    • Stile, tono
    • Misura
    • Grafica (ne parleremo nel prossimo articolo)

 

Certamente lo immaginate, scrivere è più impegnativo del parlare, presuppone organizzazione, idee chiare e senso di orientamento ovvero quella capacità di attraversare tutte le argomentazioni possibili per condurre chi legge verso quello che è il nostro punto di arrivo, magari dirottandolo (o orientandolo) nella direzione di ciò che vogliamo ottenere.

 

Un testo scritto ha sempre un valore documentale e, se preparato ad arte, può ottenere risultati importanti e solidi. Tanto per cominciare, scrivendo obblighiamo l’altro a leggere, immaginate, per esempio, una risposta scritta a una discussione verbale. L’interlocutore leggendo è impegnato ad ascoltare il nostro punto di vista, seguendo la nostra logica, senza poterci interrompere, come avverrebbe in una discussione verbale, certo nessuno gli vieta di appallottolare il foglio (o cancellare la mail), ma di solito ciò non accade. Inoltre una lettera spesso obbliga l’altro a una risposta, questo vuol dire che scegliendo il tono, lo stile e le argomentazioni, se da un lato questo ci fa scoprire, dall’altro impone all’interlocutore di scoprirsi a sua volta.

 

Scrivere, lo abbiamo detto, presuppone organizzazione, quindi scrivere bene vuol dire pensare bene e pensare bene presuppone idee chiare. I social network come Facebook, come pure i vari blog sparsi nel mare del web, hanno fatto riscoprire la scrittura. Tuttavia, questa rivalutazione del testo scritto non sempre, anzi quasi mai, è stata corrisposta da una riconsiderazione del come scrivere bene. Spesso si leggono flussi di pensiero (qui Joyce non c’entra niente!) che invece di scorrere lineari, sembrano improvvisati torrenti dopo un temporale: si attorcigliano, si accavallano, s’interrompono per poi sbucare poco più avanti totalmente modificati. Tutto ciò è il sintomo evidente di un pensare male ovvero di avere un’idea e non saperla esporre con chiarezza; forse perché chiara non è mai stata. Ecco quindi che ci troviamo a esclamare cose come: “Ma che cosa voleva dire?”, “Qui non si capisce nulla!”, “Con chi ce l’ha? Qual è il soggetto?”. Quando uno scritto è frutto di un’analisi e quindi di un pensiero chiaro, non può che convincerci o almeno lasciarsi leggere fino alla fine.

 

La domanda che a questo punto qualcuno si può porre è se esistono tecniche o norme che possano aiutare a scrivere un testo valido e comprensibile. La risposta è positiva, vediamo quali accorgimenti prendere.

Per prima cosa, non abbiate paura della punteggiatura, sto parlando di virgole, di due punti, di punto e virgola (questo sconosciuto!) e del punto; almeno questi pochi segni di base.

Nella divertente commedia “Il mistero dell’assassino misterioso” di Lillo e Greg si assiste al seguente scambio di battute (vado a memoria):

 

MALLORY: Capisco! Immagino [che il cadavere] si sia allontanato da solo… magari diretto a uno di quei soliti raduni di zombie che organizzano spesso nei pressi del maniero!

ASHTON: Davvero? Organizzano dei raduni di zombie?

MALLORY: È una battuta, idiota!

ASHTON: Perché? Mi sembrava una battuta divertente.

MALLORY: Tu, idiota, c’è una virgola.


L’uso corretto della punteggiatura fa sì che si possano evitare fraintendimenti, è chiaro che le seguenti frasi hanno un significato diverso:

  • È una battuta idiota.
  • È una battuta, idiota.


Nella prima frase l’aggettivo idiota si riferisce alla battuta, nella seconda a chi ascolta.

L’equivoco di base sta nel fatto che spesso si pensa alla punteggiatura solo come riproduzione di una pausa messa in atto da chi legge, ma non è solo questo. La punteggiatura fa parte della sintassi di una frase e ha delle sue regole da rispettare. Evitando di scrivere un trattato sulla grammatica, vediamo comunque qualche regola di base, giusto per rispolverare le sudate carte.


LA VIRGOLA

La virgola non va messa nei seguenti casi:

  • Tra soggetto e predicato
    • Luca legge
    • Luca, legge [errato]
    • La mia amica che non vedo da tempo era davvero bella
    • La mia amica che non vedo da tempo, era davvero bella [errato]
  • Tra predicato e complemento oggetto
    • Luca guida il camion
    • Luca guida, il camion [errato]
  • Tra il verbo essere e il suo aggettivo o nome
    • Alessandra è bella
    • Alessandra è, bella [errato]
  • Prima di quasi tutti i complementi introdotti dalle preposizioni (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra)
    • Ho ballato tanto in discoteca
    • Ho ballato tanto, in discoteca [errato]
    • Mi sono intorpidito per il freddo
    • Mi sono intorpidito, per il freddo [errato]
    • Tornatevene tutti a casa
    • Tornatevene tutti, a casa [errato]


Riprendete l’esempio che ho usato per spiegare che la virgola non va tra soggetto e predicato, ho scritto: la mia amica che non vedo da tempo era davvero bella. Ho specificato che non si mette la virgola prima di era davvero bella. Tuttavia potrebbe esserci un’eccezione: se consideriamo che non vedo da tempo una incidentale, allora possiamo mettere la virgola a patto che ci sia anche una virgola prima d’iniziare l’incidentale. Ecco come dovrebbe essere scritta la frase dell’esempio:


la mia amica, che non vedo da tempo, era davvero bella




I DUE PUNTI

Ogni qual volta arrivate ad una deduzione logica, introducetela con i due punti. Vediamo qualche esempio.

  • Esistono diverse preposizioni: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.
  • Scrivere bene è un processo utile in ambiti diversi: nei social network, ma anche nel lavoro…


Attenzione a non commettere l’errore di mettere i due punti interrompendo il fluire della frase, ricorrente è l’uso errato dei due punti subito dopo il verbo essere; ecco un esempio (errato): le diverse tipologie di auto sono: berlina, coupé, monovolume…


IL PUNTO E VIRGOLA

Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare: virgole usate al posto dei puntini sospensivi, due punti usati al posto del punto e punti e virgola… no, i punti e virgola non li ho visti da nessuna parte! Dopo il congiuntivo appeso al chiodo, possiamo definire quasi estinto anche questo utile segno di punteggiatura: il punto e virgola.

Il suo uso sta nell’indicare un certo distacco che comunque richiama ancora la logica del periodo precedente. Ecco qualche esempio.

  • Oggi ho fatto un’ora di sport; sento che mi fa bene.
  • Ho un gran mal di testa e sono stanco; meglio continuare domani.


Fatto questo veloce excursus sull’uso corretto della punteggiatura di base, possiamo riprendere il cammino e occuparci dei suggerimenti per una scrittura quanto meno più comprensibile.


  • Nel possibile usate frasi brevi, quindi non abusate d’incidentali o concetti incastrati l’uno nell’altro.


Un esempio di cattiva scrittura potrebbe essere questo: la verità sai qual è? Tanto per cominciare c’è da dire che Luca è sempre stata una persona per bene, sempre stando a quanto si è detto fino ad ora, poi se in passato ci sono stati dei cambiamenti non saprei, tuttavia qui il passato non conta, sebbene non possiamo non tenerne totalmente conto, come giustamente afferma Luisa, che poi, a dirla tutta, sincera al cento per cento non lo è mai stata, vogliamo ricordare quella volta che ha screditato la povera Giovanna? Ricordate tutti che Giovanna venne accusata di furto, che poi è già una parola troppo grande per ciò che davvero avvenne, e questo è l’errore che si fa spesso: abusare delle parole; questo vuol dire che se ora Giovanna ha raccontato tutta la verità a Luca ovvero che Luisa è stata vista al bar del centro, quello subito dopo la fermata della metropolitana dove spesso ci siamo incontrati, con un giovinetto che nessuno conosce; la risposta è che chi la fa l’aspetti!


Ci siete ancora o vi siete persi? Prima di scrivere un testo, analizzatelo e organizzatelo, magari potete porre un periodo prima di un altro, avvicinando i concetti, spezzando con qualche punto oppure utilizzando la giusta sequenza logica. Come esercizio, se vi va, provate a riscrivere l’esempio organizzando meglio la sua logica e rendendolo di conseguenza più comprensibile.


  • Dite le cose brevemente.
  • Organizzate le frasi per sequenza logica.
  • Non abusate con gli aggettivi.
  • Limitate le parentesi tonde, piuttosto date qualche spiegazione in più.
  • Non abusate con le incidentali.
  • Il punto esiste, usatelo.
  • Pensate alla lunghezza e alla durata del testo che devono essere adeguate al contesto.


Su quest’ultima riflessione, m’impongo di terminare quest’articolo che, per mia regola, cerco di mantenere sempre entro le 1500 parole. Al prossimo appuntamento!



Si ringrazia per l’editing Maryann Mazzella


Massimo Petrucci
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