La Divina Commedia in volgare… ma non troppo

 

di Flavia Chiarolanza

 

La poesia di Dante rappresenta quanto di più bello una mente umana possa concepire. Lettura che delizia gli occhi, nutre l’anima e commuove, fino a sfidare il tempo.

La ‘Divina’ Commedia, come volle definirla Boccaccio, ha molto da insegnare ai nostri giovani, e non solo in termini di endecasillabi e rime incatenate. Essa racchiude un inno alla bellezza della fede, senza alcuna retorica, e alla virtù della conoscenza, affinché il desiderio di avvicinarsi ad entrambe, cogliendone i rispettivi insegnamenti, non si affievolisca mai. La spiritualità più pura è ciò che caratterizza l’opera dantesca. Ci sarà un motivo se continua a essere studiata e approfondita in tutto il mondo, primeggiando sui banchi di scuola. Chi non si è mai ritrovato a citarne i versi a memoria, magari inconsapevolmente, quasi fosse una sorta di eredità genetica?

Spesso, però, le parole sfuggono a una immediata comprensione, e servirebbe l’ausilio di voci accoglienti che permettano di afferrarne il significato. Soprattutto nell’era digitale, dove non è più il delicato fruscio della carta ad accompagnare lo scorrere delle pagine.

Sul finire del mese di luglio ho avuto il privilegio di ‘ascoltare’ i versi di Dante, anziché leggerli come di consueto, grazie a un pioniere della sperimentazione: l’attore e regista Maurizio Merolla, presidente dell’Associazione culturale-artistica “Eventi2000” nonché fondatore della compagnia Il Teatro degli Eventi. Mi è stato proposto, e non potevo che accettare con orgoglio, di presentare due serate svoltesi sulla terrazza dei cannoni a Castel dell’Ovo, in quel di Napoli. Il fervore artistico è ripreso nella nostra città, tornando ad animare le più affascinanti location all’aperto.

attori La Divina Commedia in volgare… ma non troppoè una performance in costume d’epoca ideata e diretta dallo stesso Merolla, secondo una tradizione ormai consolidata del Teatro degli eventi: quella delle rappresentazioni di matrice storica, spesso ambientate negli stessi luoghi in cui fatti ed eventi videro la luce a loro tempo. La pièce prevede la lettura di alcuni tra i canti più famosi della Divina Commedia: quelli che il mondo intero declama, e la cui memoria ognuno di noi custodisce nel proprio animo, perché si tratta di versi consegnati all’immortalità dalla penna del geniale poeta fiorentino.

Lo spettacolo rientra nel filone delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Sommo; e Napoli, con la sua cultura millenaria, non poteva sottrarsi a questo appuntamento. Il suo omaggio alla grandezza di Dante passa attraverso una delle arti che le è più congeniale: il teatro, il recital, fonte di simbiosi tra attore e pubblico, in una cornice stupenda qual è Castel dell’Ovo. E c’è un motivo se è stata scelta questa location così prestigiosa.

Tutti conoscono la leggenda dell’uovo, che accompagna l’immaginario di ogni turista nel momento in cui sceglie Napoli quale meta del suo viaggio. La nostra città, nel corso del Medioevo, poteva vantare un legame intenso e affettuoso con il poeta e mago Virgilio, colui che Dante volle accanto a sé come guida. E Virgilio ricambiava tale affetto, al punto da donare alla città l’uovo magico sui cui sorge il nostro castello più famoso. Non poteva che essere questo posto incantevole a ospitare il primo tributo del teatro napoletano al Sommo Poeta, vanto d’Italia e patrimonio dell’umanità. Le celebrazioni a lui dedicate dovevano sostare in questo luogo.

Sulla scena, insieme a Merolla, un altro nome d’eccellenza: Liliana Palermo, attrice di grande bravura ed esperienza, oltre che perno del Teatro degli eventi. Entrambi si confrontano con i versi di Dante a mani nude: solo voce, cuore, passione.

Nel corso di questo viaggio, avvincente come tutti i sentieri che ripercorrono le atmosfere della più grande opera poetica mai scritta, gli interpreti sono accompagnati dalla chitarra del Maestro Giancarlo Sanduzzi.in scena

La messa in scena è opera di “Eventi2000”, baluardo indiscusso di quella voglia di innovazione senza la quale non esisterebbero né la bellezza né lo slancio verso il futuro tipico di Napoli. E dove risiede la sperimentazione che accompagna questa performance? Nel connubio tra prosa in italiano volgare e lingua napoletana, secondo il libero adattamento di Nazario Napoli Bruno. I versi proposti rendono onore a tutte e tre le cantiche della Divina Commedia: dall’abisso dell’Inferno e dalla luce del Purgatorio fino alla magnificenza del Paradiso, ove il poeta si purifica attraverso la visione di Dio.

Nell’occasione io vestivo i panni di presentatrice e ho goduto appieno della performance per ben due sere consecutive. Ricordo le luci della città che, al calar della notte, si accendevano alle spalle degli attori; lo stormo di gabbiani che, in obbedienza all’istinto, riempivano l’aria con i loro richiami, dapprima sfiorando la superficie del mare, poi alzandosi in volo. Le fiaccole si accendevano ai lati della pedana, allestita come palco, e della stessa platea, disegnando le sagome dei cannoni affacciati alle balaustre. Napoli – illuminata, nuda e bellissima – si offriva agli occhi degli spettatori dalla cima del Castello, che affonda nelle acque del Golfo e veglia sul sonno della sirena Partenope.

Due diverse bellezze, quella della natura e quella della poesia, si univano intrecciandosi: vedevo l’una e ascoltavo l’altra, cullata performancedalle melodiose voci attoriali e dal suono della chitarra. Perché non ripetere tale prodigio?

Ritengo che le istituzioni, in primis quella scolastica, debbano cogliere l’occasione al volo. Un plauso speciale spetta al Comune di Napoli e all’Assessore alla cultura Annamaria Palmieri, per aver intuito il potenziale di questo progetto, inserendolo nel cartellone della rassegna Estate a Napoli.

Ascoltare Dante, anziché leggerne svogliatamente i versi stampati sui libri di testo, aiuterebbe i ragazzi ad apprezzare meglio la sua poetica. Gli attori rendono fruibile il racconto, narrando anche qualche aneddoto sulla vita del poeta (per esempio quello legato al ritrovamento degli ultimi canti); e, all’italiano in prosa volgare, alternano la resa in lingua napoletana di alcuni tra i versi più evocativi, sapientemente adattati dallo scrittore Nazario Napoli Bruno. Fiorentino e napoletano si fondono mirabilmente: questo agevola i ragazzi nella comprensione del testo e di certo contribuisce a sollecitarne la curiosità nei confronti dell’universo dantesco. Gli occhi possono distogliersi, ma la voce penetra nell’animo insieme alla musica.

Non permettiamo che l’anno delle celebrazioni dantesche scorra verso l’epilogo: facciamo sì che il nostro omaggio, anziché fermarsi alla città di Napoli, prosegua il suo tour nella Regione e nelle aule scolastiche. Cogliamo la sfida di inaugurare un anno accademico finalmente libero dalla schiavitù dello schermo e teso all’esaltazione della Poesia.

Nessuno, più di un attore, sa dove porre l’accento, quali versi magnificare, quali dimensioni evocare, catturando con maestria l’attenzione del pubblico.

Lasciamo che i ragazzi imparino a conoscere Dante attraverso l’ascolto.

finale spettacolo

 

(Foto di Gennaro Esposito)

Gamy Moore
Follow me
Latest posts by Gamy Moore (see all)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *