di Flavia Chiarolanza
Nel varcare la soglia del Teatro Mercadante, uno dei più prestigiosi di Napoli, si prova sempre un pizzico di soggezione. Ma questa volta mi è bastato scorgere in platea i volti sorridenti delle mamme, per sentirmi come in famiglia. Non ho figlie o nipoti in procinto di salire su quel palco, tuttavia l’orgoglio dei parenti che mi circondano è contagioso e così inizio ad ascoltare le storie di queste adolescenti appassionate di danza con tutti i sacrifici annessi, in barba al tradizionale adagio sui giovani moderni demotivati e distratti.
Mi guardo intorno e vedo che platea e galleria vanno riempiendosi in attesa dell’apertura del sipario sul saggio di fine corso del Balletto Classico Campano, diretto dalle Maestre Carla e Laura Borriello.
Intravedo da sotto il sipario i piedini delle bimbe, tenere e scalpitanti mezze punte rosa.
La sala non dovrà pagare il prezzo aggiuntivo di un’attesa che nella città di Partenope è connaturata all’enigma degli imprevedibili ingorghi e relativi sbrogli, finendo sempre con lo spingere il più comprensivo tra gli organizzatori a chiedere di aspettare quel minutino in più e così via di proroghe, fino alla canonica mezz’ora di ritardo. Stavolta no. Il saggio ha inizio allo scoccare dell’ora precisa indicata sul programma. Questa puntualità mi colpisce, in quanto sintomatica dell’insegnamento di vita – prima ancora che di professione – impartito dalle giovani Maestre.
Sebbene inesperta in fatto di saggi, e quindi ignara se si tratti o meno di una consuetudine, trovo molto bello che la diplomanda dell’anno – Anna Sabatino, luminosa come ogni astro nascente – salga sul palco scortata dalle colleghe più anziane, e dunque già passate per queste forche caudine.
I loro costumi, di splendida fattura, brillano sotto i fari. Ognuna esegue dei piccoli passi di danza, e tutte poi si stringono a cerchio intorno ad Anna in una sorta di simbolico abbraccio.
Le luci calano. E il Mercadante torna ad assumere quel suo aspetto austero, da severa cornice di storici eventi.
Non c’è platea – per quanto consenziente – che possa annientare la tensione sprigionata dalle pareti del teatro, tra cui ancora si aggira l’eco delle grandi, precedenti interpretazioni.
Quando tutto questo accade, c’è solo da confrontarsi con il palco, il proprio corpo e la capacità di controllo, nonostante gli affettuosi applausi che non fungono certo da deterrente.
Ciò a cui stiamo per assistere è un’autentica iniziazione al mondo professionale del balletto, così come sottolineato anche dai bravissimi Steve La Chance e Andrè De La Roche. E da una étoile che brilla di indiscussa fama: Margarita Trayanova, Maitre de Ballett Internazionale.
Inizialmente seduti in platea, tanto da confondersi con i comuni spettatori, vengono poi chiamati sul palco nella loro veste di coreografi insieme alle sorelle Borriello. Da anni – in un magnifico sodalizio – crescono insieme giovani talenti, insegnando loro le virtù del sacrificio e della tenacia; e poi li accompagnano sulla soglia del debutto nell’universo lavorativo, quale epilogo di un lungo percorso di studi che va a concludersi con la conquista del fatidico diploma. La giovane e talentuosa Anna Sabatino, nel varcare il confine, è stata presente quale protagonista in tutte le coreografie ed omaggiata dal pubblico in sala con lunghi applausi anche a scena aperta.
Animatore della serata, l’amico Maurizio Merolla ringrazia le autorità intervenute in rappresentanza del Sindaco De Magistris e ne raccoglie un appello rivolto a queste giovani promesse della danza: restare nella città di Napoli e contribuire a rilanciarne l’immagine, attraverso una capillare diffusione di arte e cultura.
Tra convenevoli e bottiglie di spumante, allegramente stappate per brindare all’impegno delle allieve in scena e alle targhe donate alle affascinanti Maestre in segno di riconoscenza, il Nostro si è prestato anche a far da spalla alla caratterista Assunta de Falco. Il brillante duo, pur senza rinunciare all’innata comicità e mantenendo toni leggeri, si è fermato a riflettere su un tema scottante: quello della violenza alle donne. Non deve sorprendere tale digressione, in quanto avvenuta nell’ambito di un contesto dedicato proprio a giovani donne che – vibranti di passione e sogni – iniziano il loro cammino. Sacrificio e fatica non saranno gli unici ostacoli, in quest’era di scarsa meritocrazia e rigurgiti di sessismo.
All’indomani di questa bella e per me nuova esperienza, ho il privilegio di incontrare una delle artefici: Carla Borriello, che ritrovo a distanza di anni dal nostro primo incontro nella triplice veste di mamma, coreografa e direttrice della compagnia Fiori di Maggio insieme alla sorella Laura.
Il suo piccolo Giovanni ha imparato a gattonare prima, e a camminare poi, direttamente sul palcoscenico, sotto la guida esperta dei suoi genitori – Carla e Maurizio – entrambi artisti poliedrici ed impegnati su tutti i fronti del panorama campano.
Intendi avviarlo sia allo studio della danza, per seguire le tue orme, sia a quello del teatro affinché ne sia pienamente orgoglioso anche il papà Maurizio?
Ho deciso di indirizzare il piccolo Giovanni all’amore “per lo sport e per l’arte tutta”, poiché la mia esperienza mi permette di intuire già da ora una innata predisposizione allo spettacolo. Il papà Maurizio ne scruta orgoglioso e attento i piccoli passi senza nessuna pressione affinché il talento faccia naturalmente il suo corso!
Parliamo della tua scuola. Quando e come è iniziato il sodalizio artistico con i Maestri La Chance, De La Roche e Trayanova?
La nascita della mia scuola risale al 1999, ed ha luogo nella cornice del Convento delle Suore della Carità di Napoli. In questo contesto religioso e dall’atmosfera quasi celestiale, siamo “cresciuti tutti insieme” – maestre e allieve – costruendo per la danza a Napoli un’efficace realtà formativa. L’amicizia con i Maestri La Chance, Trayanova e de La Roche, è scaturita dai miei lunghi anni di studio e gavetta in giro per l’Italia. Tra uno stage ed una tournée, sia in Italia sia all’estero, da giovane allieva e ballerina sono poi divenuta collega coreografa e quindi direttrice di questa scuola.
C’è stata subito intesa tra i vostri modi di intendere l’insegnamento, e la trasmissione dei valori legati a questa difficile professione?
Sicuramente ho fatto tesoro anche dei loro principi e direttive professionali, ricevendoli e trasmettendoli poi alle mie allieve “come pietre miliari dello studio della danza”. Autentiche perle di saggezza dispensate da maestri unici ed insostituibili nel panorama artistico italiano.
Tu e Laura avete curato la prima parte del saggio, quella dedicata al classico; mentre la firma dei Maestri ha sigillato le coreografie del Modern Jazz e del Contemporaneo. Si sono viste invasioni di campo oppure ognuno ha agito in perfetta autonomia?
Nessuna invasione. Io e mia sorella Laura curiamo in piena autonomia tutto il repertorio sia classico che moderno; curiamo personalmente le nostre coreografie e lasciamo realizzare il lavoro coreografico dei maestri ospiti, con il massimo rispetto per la loro libertà di espressione.
Sul palco si sono avvicendate decine di allieve, dalle età differenti ma tutte perfettamente coordinate all’interno di un percorso in cui nessuna poteva permettersi di sbagliare se non al prezzo di intralciare le altre. Come riuscite, tu e Laura, a gestirle tutte nell’angusto spazio delle quinte e per giunta con gli innumerevoli cambi di abito che abbiamo visto durante il saggio?
La dedizione allo studio della danza crea un’alchimia unica, che consente alle allieve più giovani di coordinarsi al limite della perfezione nell’esercizio delle coreografie di gruppo, in perfetta armonia con le allieve più grandi che diventano per loro preziosi riferimenti. Tutto ciò è frutto di uno studio estenuante, svolto nel corso dell’anno senza limiti e senza pause, per giungere in teatro ed essere pronte ognuna nei propri spazi, movimenti e nei propri cambi di costume cronometri alla mano! Questo è il vero spettacolo per cui si lavora tutto l’anno e nessuno può né deve sbagliare. Per loro stesse e per le altre. Le nostre allieve lo hanno capito sin da piccole… e lo dimostrano in scena!
Quali sono i segnali che ti permettono di scorgere il talento in un giovane?
Al di là del mio intuito che sgombera subito il campo nei primi colloqui preliminari, dopo aver esplorato l’elasticità corporea e la fisicità di ogni allieva, riesco a percepire – attraverso tanti piccoli segnali – le motivazioni che spingono la giovane a scegliere lo studio della danza. Questi segnali sono per me il primo screening quasi sempre esatto!
E come agisci dinanzi alla mancanza di impegno, da parte di un allievo?
Nella mia scuola esiste una regola che vale per tutti! Nessuno ti obbliga a scegliere di studiare la danza quindi se non te la senti, se non fa per te, se non la ami profondamente sino a sacrificare il tuo tempo libero cambia attività, scegli altro. Tu non fai per la danza, la danza non fa per te!
Prima ho parlato di trasmissione di valori: puoi elencarmi i più importanti, secondo il tuo giudizio?
Lealtà, sincerità, spirito di sacrificio.
Riuscite a seguire le vostre allieve anche dopo il diploma, magari indirizzandole nella scelta di specializzazioni e stage?
Certo. Le nostre allieve dopo il diploma sono costantemente seguite e monitorate nei loro percorsi professionali, anche grazie al fatto di aver costruito negli anni una fitta rete di collaborazioni. Per noi è motivo di grande orgoglio che le nostre diplomate entrino a pieno titolo e con successo nel mondo lavorativo.
Voi siete da anni operative in Campania: è un territorio difficile, ostile per la danza?
Non credo. La Campania ha una forte tradizione e vocazione artistica nel settore “Danza”, il problema è assistere impotenti alle difficili condizioni in cui versano il teatro italiano ed il balletto in particolare, ormai sempre più svilito e povero… Sono tanti i dubbi che assalgono i nostri ballerini. Ecco perché guardiamo all’estero sempre di più per il futuro delle allieve.
Quanto è ancora diffuso il pregiudizio tra i maschietti? Ne avete o ne avete avuti di allievi in rappresentanza del sesso forte?
Questa domanda è davvero difficile. Gli anni più recenti hanno visto la presenza dei maschietti crescere nei corsi di danza moderna ma diminuire nel classico. C’è sicuramente qualche pregiudizio, ma credo che il vero motivo sia dettato anche dalla moda delle trasmissioni di ultima generazione, che rilanciano in tv la figura del ballerino moderno come più consona alle aspettative occupazionali dei giovani maschi.
Le risposte di Carla sono pienamente soddisfacenti e mi danno conferma del suo spessore innanzitutto come persona, e non solo come professionista.
La sua giovane allieva Anna, alla quale ho il piacere di rivolgere alcune brevi domande, si mostra dolce e disponibile quanto è stata fiera e superba sul palco. Splendido esempio vivente delle buone regole che, impartite durante il percorso di studi, si riflettono anche nella vita relazionale.
Al termine del saggio che ti ha vista onnipresente in scena, e nel ruolo di protagonista di tutte le coreografie per omaggiare il tuo ingresso nell’età adulta, quale sensazione hai provato maggiormente: gioia, paura o nostalgia?
Quella sera credo di aver provato tutte le sensazioni da te descritte: gioia, per il coronamento del mio sogno al termine di un anno indimenticabile. Paura, perché dopo lo spettacolo non sapevo cosa mi aspettava fuori dalle mura dell‘accademia e dunque lontana dall’affetto e protezione delle mie insegnanti… E infine nostalgia perché dovrò accantonare quei momenti tutti “rosa” tra scarpette e tutù!
Intendi accogliere l’appello di restare nella tua Regione, o stai già valutando progetti che prevedono trasferte all’estero?
Amo la mia regione, continuerò a studiare qui ma cercherò anche di ampliare il mio bagaglio formativo con delle esperienze di lavoro all’estero.
Ti senti attratta dal mondo della televisione e pensi di provare a muovervi i primi passi, oppure preferisci l’immediatezza del contatto con il pubblico attraverso il teatro?
Noi tersicorei amiamo l’immediatezza del teatro. Quando si è in scena occorre subito dimostrare al pubblico di essere all’altezza, impegnando anima e corpo senza alcuna riserva. E in tempo reale. La televisione è finzione, ma di certo non la disprezzo.
Inizia il tuo percorso: quale strada hai deciso di intraprendere? Quella dei provini per gettarti subito nella mischia, quella del perfezionamento per migliorare il tuo stile oppure entrambe?
Dovrò continuare a studiare per perfezionarmi, la formazione è fondamentale in questa professione. Ma al tempo stesso è giunto il momento di “gettarmi nella mischia”, come hai detto tu, e di cercare il confronto con gli altri attraverso l’estenuante realtà dei provini.
Ti piace l’insegnamento? Hai preso in considerazione la possibilità di aprirti una scuola?
L’insegnamento nel mio campo non è affatto semplice. Un maestro di danza è prima di tutto maestro di vita, a lui spetta il difficile compito di scortare l’allievo per tutto il percorso! Quindi anche se inizierò a fare esperienze in altre scuole, ritengo sia giusto aspettare un po’ prima di aprire una scuola tutta mia!
Non dubitavo della tua saggezza, nonostante l’età giovanissima.
Infine volevo dire che quest’arte è una delle più belle, regala tante soddisfazioni ed emoziona passo dopo passo. Perché la danza è poesia del corpo: ogni movimento è gioia, amore e anche dolore! Grazie a tutti!
Grazie a te, Anna. È la prima volta che ricevo un ringraziamento così sincero dopo un’intervista. Noto con piacere che non hai smaltito la felicità e l’entusiasmo di quel giorno, sebbene ormai lontano. I postumi sono ancora ben visibili sul tuo volto e negli incantevoli occhi che sorridono. Spero di trovarti sempre così “ubriaca” in scena; e poi serena, tra una sbornia e l’altra!
Il primo degli insegnamenti, trasmessi da Carla, è quello della generosità. E infatti vedo che Anna si prodiga di già nell’aiutare le allieve più piccole, mostrando una dolcezza e dedizione pari a quelle della sua insegnante. Entrambe sorridenti, sempre. Anche di fronte alle lacrime che inevitabilmente solcano le guance di fanciulle alle prese con le prime difficoltà di ogni vita, sebbene in erba.
Ciao. E auguri a tutti di simpatici volteggi in punta di piedi.
(Foto di Francesco Morisieri)
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