di Flavia Chiarolanza
Dicono che il modo migliore, per garantirsi un’annata vincente, sia quello di intraprendere progetti nuovi. Magari inaspettati, non inclusi cioè nella lista che viene compilata prima dell’estate.
Ebbene: amante della scrittura, sono fiera di mettermi al servizio di una simpatica Boss, Gamy Moore, dal cui frizzante carisma mi sono fatta avvincere proprio mentre meditavo sul rinnovo di abitudini lasciate a fluttuare nel limbo della sospensione.
Il teatro mi è sempre piaciuto: è uno di quei vizi salutari che il tempo non guarisce. In questo spazio torno ad occuparmene, dopo averlo vissuto nel silenzio delle platee e nell’intimità di fogli su cui ho letto e scritto storie ad esso dedicate.
Jonesco diceva di amarlo in quanto è l’unico posto ove sia possibile contraddirsi di continuo.
Un mondo a parte, pieno di duelli fra voci antiche e cori sperimentali. Dialoghi intensi e luoghi nei quali la narrazione è invece affidata a suoni, rumori, lamenti. Cosicché il pubblico, solo davanti a corpi in movimento senza parole, diviene responsabile della trama.
L’augurio è di riuscire ad intraprendere un viaggio nei meandri di questo Teatro dalle mille contraddizioni. Una creatura gigantesca che allunga ovunque i suoi tentacoli.
Questi sono i primi passi che muovo nella rete, e spero di non restarvi imbrigliata come un pesce fuor d’acqua. Ma se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, vi illustro subito il programma che ho in mente.
Dopo una carrellata sugli eventi più significativi della stagione, ogni articolo ospiterà una riflessione, elaborata da me in solitudine o in compagnia di attori amici, e l’invito al confronto per quanti vorranno interagire.
Nella sterminata giungla di talenti, ho già avvistato un paio di succulente prede. Cerco di prenderle al lazo. Ma il piccolo cappio ricade inerme ogni volta che provo a lanciarlo, poiché entrambe mi sfuggono nel barcamenarsi tra un impegno e l’altro. Sorrido, e aspetto il mio turno.
Loro sono Maria Angela Robustelli e Maurizio Merolla, primi esemplari della nostra indagine sulla varietà degli animali da palcoscenico partenopei. Artisti di così diversa origine e generazione: diversi nello stile e nelle platee di riferimento, ma entrambi moderni nella ricerca del linguaggio e di ogni altra modalità di comunicazione.
Ad affiancarmi per prima è Maria Angela, cara amica e attrice di grande versatilità.
Con lei parlo spesso della crisi che minaccia le nostre attuali esistenze. E del fatto che, quando sta per abbattersi su un settore già così precario, mai si lascia declassare da uragano a tempesta tropicale. Cosa volete che sia tagliare i fondi destinati alla cultura? C’è sempre l’ultimo della classe, destinato a prendersi in pieno viso la secchiata di acqua gelida. Travolto dall’onda anomala, rimane barcollante nell’attesa della Croce Rossa. O, in mancanza, di un cerotto. I soccorritori più solerti sono proprio questi giovani artisti, che si spostano da un luogo all’altro, calcano le scene più insidiose e non si ammalano mai, impegnati come sono ad infilare flebo nelle vene prosciugate di questo nostro agonizzante ma sempre vivo Teatro. In cambio, ottengono l’appagamento di un desiderio bruciante che non ha eguali.
Dimmi Maria Angela, tu che ne pensi?
“La crisi va combattuta evitando di peccare di vittimismo. L’arte, il teatro sono sempre stati un bisogno sociale. E un bisogno primario, anche inconsapevole, una reazione fisiologica allo stare al mondo. Bisogna fare, anche da soli. E poi urlare a gran voce le proprie idee, e vivere per la bellezza!”
Maria Angela è una ragazza splendida, nel corpo e nella voce. Sentirla recitare è piacevole quanto vederla muoversi.
Il palcoscenico è il suo stesso corpo, che dunque conosce a fondo e domina. Sono nati insieme, e non hanno segreti l’uno per l’altra.
Tu lavori nella triplice veste di attrice, autrice, regista. Quale di queste preferisci?
“Ognuna. E infatti mi ritrovo a scrivere i testi da sola, poi a metterli in scena ed anche ad interpretarli. Non è una convivenza difficile: l’autrice suggerisce alla regista, la regista suggerisce all’attrice ed entrambe bacchettano quando occorre l’autrice! Ciò non toglie che amo essere ben diretta ed avere così la possibilità di crescere. Il vero maestro è anche necessariamente un pedagogo.”
Maria Angela sperimenta linguaggi diversi come mimo, canto e danza. Ad ognuno si dona completamente e da ognuno viene ripagata, con altrettanta generosità.
Emerge dal tuo curriculum che sei imprenditrice di te stessa, nonostante l’età giovanissima. Ti affermi con le tue forze e crei da sola le tue occasioni. Io ritengo che questo sia anche un modo per permettere ad altre giovani come te di emergere. Ti senti dunque foriera di talenti? Cosa cerchi nei tuoi collaboratori?
“Le cose più significative le ho sempre imparate dai miei compagni di avventure. A Parigi per esempio – dove ho studiato con Jean-Paul Denizon (regista assistente di Peter Brook) – c’era l’abitudine, durante le ore di lavoro, di fare tutto con i propri compagni. Anche il momento dei pasti era un’occasione di ricongiungimento, di conoscenza profonda. È questo che cerco di ricreare all’interno di un gruppo di lavoro e durante la stesura di un testo, che per me deve necessariamente completarsi in occasione delle prove. Quello che cerco, è una comunione tra belle persone!”
In tempi difficili, il talento non basta: necessita di doti ulteriori, manageriali. Termine odioso, che rimanda l’immagine di un professionista in giacca cravatta e borsa di pelle al seguito. Il cuore pulsante di genio e creatività, che cede ai calcoli di una mente operosa.
Maria Angela, così leggiadra nell’aspetto, sa quando è il momento di mostrarsi inflessibile. Perché non c’è nient’altro al mondo, come l’assenza di un leader, che rischi di compromettere qualsiasi lavoro di equipe.
Hai recentemente debuttato anche nel cinema, e per giunta con un nome importante del nostro panorama.
“L’esordio cinematografico è col film di Lina Wertmüller “Mannaggia alla miseria”, al fianco di Roberto Herlitzka, Luca de Filippo, Angela Pagano, Peppe Servillo.”
Sarebbe interessante continuare la conversazione nello spazio Cinema di LetterMagazine ed essere aggiornati in merito all’uscita nelle sale.
“Perché no. Ne sarò lieta!”
Parliamo invece del tuo debutto nei panni di regista teatrale.
“Ho esordito con lo spettacolo Antigone Circus, per il festival Teatri di Pietra. Uno studio sulla figura femminile nel mito greco, che vede sulla scena una compagnia multietnica di sole donne impegnate in uno spettacolo complesso, con buon riscontro di critica.”
Fra i tuoi progetti attuali e futuri, quale ti sta a maggiormente a cuore?
“Per il prossimo autunno diverse cose bollono in pentola, nelle tre città crocevia della mia vita: Roma, Napoli e Parigi, dove ho in programma di ritornare a fine mese e poi di nuovo a Novembre. Si tratta di una serie di interessanti progetti, dei quali però non voglio ancora parlare… sono molto scaramantica!
Quello che posso dirti fin da subito, invece, è che debutterò a fine ottobre con uno spettacolo di cui firmo la regia, “Le virtuali comari di Facebuuk”, da una commedia di Gianfranco Izzo ed interpretato da tre giovani attrici emergenti.”
Ti va di anticiparne la trama?
“L’argomento è quanto mai attuale: si tratta del fenomeno Facebook, e di come abbia stravolto le vite delle persone, soprattutto di noi donne.”
Quella partenopea sarà l’unica tappa?
“No, sono previsti altri due debutti: a Salerno e a Roma.”
Inutile dirti che io ci sarò! E ti prenoto fin da ora per un’altra intervista!
Maria Angela è un fuoco vivo, scoppiettante! Se l’intera rubrica fosse dedicata a lei, non basterebbe un anno per esaurire la molteplicità delle conversazioni che solitamente è in grado di offrirmi.
Il nostro incontro termina qui, ma non v’è dubbio che altri ne seguiranno e sono certa di potervi aggiornare in merito alle vicende professionali di questa giovane artista, e alle gratificazioni che un impegno come il suo procurerà al mondo del Teatro e alla schiera dei suoi appassionati amanti.
Dal canto mio, ringrazio coloro che hanno avuto la bontà di leggermi sino alla fine. E di perdonare le inevitabili ingenuità di una debuttante.
La prossima volta conterò i superstiti! E intanto mi preparo a catturare la seconda preda, Maurizio Merolla, che già vedo offrirmi docilmente il collo.
Ringrazio infine Gamy Moore – alias Paola Cimmino – per l’opportunità concessami e il paziente impegno con cui mi ha seguita nelle fasi di questo esordio.
Ciao, e auguri di simpatiche file ai botteghini!
(Foto di scena di Andrea Falasconi)
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