L’eleganza del Giglio

 
gigli di nola
di Flavia Chiarolanza

 

Esistono eventi così popolari da scrivere ogni anno pagine bellissime della storia di una Regione martoriata e vilipesa.
Rinnovandosi nel corso del tempo, attraverso il sostegno di volenterosi promotori, tali eventi rivendicano un clamore positivo ben lontano da quello delle pagine di cronaca cui siamo abituati. E allora ne parliamo con gioia e un pizzico di orgoglio, anche grazie al recente interessamento dell’Unesco che guarda alla Sagra dei Gigli di Nola come a un percorso di intensa religiosità e fervente partecipazione comunitaria. Un’occasione di riscatto cercata da una terra che lotta quotidianamente per lenire le sue piaghe.

I Gigli sono simbolo di purezza, e quelli di Nola vantano un fascino millenario che continua a sedurre nonostante le insidie della secolarizzazione. E ciò che sprigiona fascino, di solito avvince. Supera confini e solletica l’interesse di chi, pur non vivendo il territorio nolano o il mistero di una fede profonda, riesce comunque a coglierne le capacità suggestive.

Il Giglio è il fiore immacolato con il quale gli abitanti di Nola, resi schiavi in seguito alle invasioni di Alarico, accolsero il ritorno in città del Vescovo Paolino che si era precedentemente immolato sull’altare della prigionia per il bene dei suoi concittadini. Un cammino di infinita devozione, espressa nel più delicato dei linguaggi: quello dei fiori, portati solennemente in processione sotto lo sguardo dei fedeli che ne animano il percorso come un fiume inarrestabile.

Memori del sacrificio del loro Patrono, i nolani celebrano l’evento in modo così commovente da generare catene di condivisione anche rispetto ad altre comunità di fedeli. E così per quest’anno, più precisamente in occasione della veglia di preghiera il prossimo 22 settembre, l’amministrazione Comunale di Pietrelcina – nella persona del suo primo cittadino, il Sindaco Domenico Masone – ha espresso il desiderio di ospitare un giglio nella terra di Padre Pio, creando un legame simbolico tra due splendidi interpreti e testimoni della Fede cattolica. Il momento più toccante sarà rappresentato da un concerto di Campane, che suoneranno all’unisono in ciascuna delle piazze cittadine dedicate ai due Santi.

I Gigli offerti in tributo sono otto e si presentano come degli obelischi in legno dell’altezza di circa 25 metri. Un’opera dunque monumentale, pari solo alla immensa gratitudine della città nei confronti del suo Patrono. A ogni Giglio corrisponde una corporazione di arti e mestieri e questa è l’ennesima prova della vicinanza di Nola, ben felice di porgere il simbolico contributo di ogni fascia della sua popolazione; di ognuno di quei talenti che rendono operosa una comunità.

La realizzazione dell’evento è dovuta anche al generoso contributo della cittadinanza e dei Comitati organizzativi, che procedono alla raccolta di fondi con solerzia ed encomiabile dispiego di energie.
Per rendere il legame ancora più stringente, è necessario creare anche momenti di riflessione alternativi a quelli della fede, e dare voce a quanti vorrebbero attivare un meccanismo di innovazione che prescinda da simboli religiosi. Si inseriscono così nel contesto numerosi progetti ispirati al tema della legalità, attraverso eventi quali le presentazioni di libri in un momento in cui il richiamo alla lettura è sempre auspicabile.

il colore dell'infernoTra gli eventi in programma, mi preme sottolinearne uno che avrà luogo il prossimo 4 marzo presso il Salone dei Medaglioni della Curia vescovile di Nola. Si tratta della presentazione del libro “Il colore dell’inferno” scritto dal Col. Antonio del Monaco, psicologo dell’Esercito nonché ideatore del progetto “Sorgente educativa”. Il libro si avvale della prefazione scritta da Don Luigi Merola, un sacerdote molto amato dal popolo campano per il suo costante e coraggioso impegno nella lotta alla criminalità organizzata. Forte di una fede incrollabile nella Chiesa e nelle Istituzioni dello Stato, quest’uomo offre un quotidiano esempio di rettitudine e riesce così ad orientare la condotta di giovani spesso smarriti, ma ugualmente pronti al cambiamento al primo segnale positivo.

L’evento, di cui si attende il vigoroso impatto sul territorio nolano, è organizzato dalla Corporazione Il Giglio del Beccaio. E l’intera serata, all’insegna della legalità nelle cui fila militano appassionatamente da anni sia Don Merola che il Col. Del Monaco, riceve il patrocinio dell’UNMS, Unione Nazionale Mutilati per Servizio – Sezione Provinciale di Napoli.

Il mio augurio è di potermi immergere quanto prima nelle pagine di questo libro, che si preannuncia  esaltante non solo per l’argomento affrontato ma anche e soprattutto per le modalità di trattazione, che oserei definire dantesche. Il viaggio nei luoghi della Camorra, e nelle voragini di sofferenza che essa apre nella vita delle persone, assume il sapore di una discesa negli inferi. La caduta inesorabile verso un precipizio senza fondo, in cui le vittime si ammalano di una patologia difficile da curare sebbene ormai nota e ampiamente documentata.

Nell’attesa di approfondire la conoscenza del libro, mi intrattengo in una conversazione con il Ten. Col. Antonio Grilletto, giornalista pubblicista nonché Capo della Sezione Pubblica Informazione e Promozione dei Reclutamenti presso il Comando Militare Esercito “Campania”. Sono state proprio le sue intense pubblicazioni sulla rivista mensile  “Pietrelcina – la Terra di Padre Pio”, a richiamare la mia attenzione su un evento che conoscevo solo di fama.

Il presente articolo nasce grazie a questa posizione privilegiata, di interlocutrice cioè di un uomo delle Istituzioni che è anche osservatore scrupoloso ed eccellente narratore.

 

Il tuo percorso nelle Forze Armate è parallelo o antecedente rispetto alla nascita della passione che mostri in qualità di organizzatore di eventi?

Direi che sono stato sempre impegnato nel sociale, anche prima di ricoprire il mio attuale incarico che riflette appieno uno dei valori fondamentali dell’Esercito, inteso quale risorsa per il Paese.

 

Da dove scaturisce l’interesse per la sagra dei Gigli di Nola, e quali sono le fonti che ti hanno permesso di conseguire una preparazione così completa in materia?grilletto

Sono cittadino nolano, e dunque appartengo fin dalla nascita a questo territorio.
Inoltre nella passata edizione uno degli otto obelischi, precisamente il giglio del Salumiere, fu intitolato ai caduti di Nassiriya.
Nella medesima circostanza ebbe luogo la commemorazione di un altro figlio di questa terra: il caporal maggiore scelto Gaetano Tuccillo, caduto in Afghanistan il 2 luglio 2011.

Quanto alle fonti, mi sono documentato con attenzione nel corso degli anni, attingendo fra l’altro ad un racconto di Papa Gregorio Magno. Secondo questa tradizione il presule Paolino, dopo aver dato tutti i suoi beni per riscattare alcuni Nolani resi schiavi dai barbari invasori, offrì spontaneamente se stesso in cambio del figlio di una povera vedova. Quando fece ritorno a Nola dopo la liberazione, fu accolto dalla cittadinanza con offerte di fiori ed anche di cerei, la cui descrizione più remota risale al libro “De Nola Patria” (Venezia, 1514) del nolano Ambrogio Leone.

 

L’attitudine alla coordinazione è fondamentale per chi lavora nei settori da te prescelti. L’indole del Comandante, e quella del giornalista vicino e attento alle dinamiche che interessano la collettività, convivono pacificamente o c’è prevalenza dell’una rispetto all’altra?

È necessario che entrambi questi valori si armonizzino tra loro, e siano sempre sostenuti da una buona dose di umanità.

 

L’Unesco deciderà entro la fine dell’anno in corso se riconoscere o meno la Sagra dei Gigli quale patrimonio dell’umanità. Da chi è stata sponsorizzata questa candidatura, così prestigiosa per noi che abitiamo il territorio campano? Quali forze sono scese in campo per renderla possibile?

I millenari Gigli di Nola, insieme ad altre quattro bellissime feste del centro-sud Italia – la Varia di Palmi, i Candelieri di Sassari e la Macchina di Santa Rosa di Viterbo – appartengono alla “Rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane”, che il nostro Paese ha deciso di promuovere al Segretariato Unesco per il riconoscimento nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’umanità. Si tratta dell’unica proposta dello Stato italiano, ora al vaglio della apposita Commissione. 

gigli di nola

 
A parte l’ampia utenza dei fedeli, su quali frange della popolazione – italiana e non – occorre far leva per rendere l’evento della Sagra di più ampio respiro, e aumentarne dunque la forza attrattiva anche nei confronti dei turisti?

Direi i giovani, innanzitutto, il cui senso estetico e la cui curiosità sono indubbiamente stimolati dalla bellezza della processione. Studenti, storici, ricercatori possono arricchire il loro patrimonio di conoscenze, e per i turisti la Sagra rappresenta l’occasione di aprire finestre di osservazione su culture diverse.

Ogni macchina è trasportata a spalla da circa 120 uomini, che si muovono al ritmo di musicanti e cantanti. Quindi anche dal punto di vista musicale l’evento si presenta ricco di suggestioni, e di richiami per chi non sia interessato direttamente all’evento religioso.
La costruzione ed il trasporto delle macchine sono affidati a nove Comitati di festa, e questo rappresenta un importante momento di condivisione per l’intera comunità nolana.

 

In che consiste il progetto sulla legalità, al quale state lavorando collateralmente alla Sagra? Puoi riassumerne le tappe principali?

Il progetto consiste nel “seminare” la cultura dei valori e della legalità attraverso il cemento dell’educazione; e la presentazione del libro Il colore dell’Inferno, al cospetto di autorevoli relatori, ne è una tangibile testimonianza.

 

Come partecipano le nuove generazioni, e con quale grado di intensità? Mi riferisco anche alle giovani leve dell’Esercito, spesso impiegate sul territorio per il contrasto alla criminalità.

L’Esercito Italiano è impegnato sul suolo campano con un’importante operazione di cui tutti abbiamo sentito parlare, e cioè l’operazione “Strade sicure”. Essa promuove la realizzazione di obiettivi d‘interesse nazionale, quali ad esempio il superamento dell’emergenza rifiuti e il controllo del territorio nell’ambito delle politiche di contrasto alla criminalità. Le Forze armate, in primis quelle dell’Esercito, vanno ad affiancarsi alle forze di Polizia creando un efficace connubio che rappresenta un primo passo verso il debellamento del fenomeno. Connubio che nasce anche rispetto alla popolazione locale, e ai giovani che cercano il loro riscatto.

 

Vuoi parlarci della collaborazione, che immagino preziosa, con Don Luigi Merola?don luigi merola

Da anni ormai il Colonnello del Monaco, insieme all’amico Don Luigi Merola, visitano scuole, parrocchie e piazze nell’intento di “seminare” la cultura dei valori e della legalità. Questo anche attraverso il libro “Il colore dell’inferno”, donato integralmente alla fondazione di don Luigi. L’intento dell’autore è quello di stimolare i giovani a volgere uno sguardo positivo verso il futuro, senza trascurare le agenzie educative primarie (famiglia e scuola); e questo allo scopo di costruire una rete sinergica quale strumento di educazione e rieducazione, che diventa l’antidoto contro i mali dell’attuale società.

Lo scrittore ha avuto modo di assorbire il dolore dei familiari di tante vittime innocenti, di viverne l’inferno sulla pelle. Il suo dialogo è incentrato su un messaggio di cambiamento e di speranza per allontanarci dalla patologia che attanaglia la nostra società, e che vede nell’omertà ma soprattutto nell’indifferenza i suoi pilastri fondanti.

 

So che il libro del Col. del Monaco è giunto ormai alla 4° ristampa. Un professionista del calibro di del Monaco, così esperto di dinamiche relazionali umane, può dunque trovare ancora molto terreno fertile su cui avviare discorsi di educazione al rispetto della legalità?

del monacoIl Colonnello finché avrà respiro continuerà a gridare: “io non ho paura di essere nel giusto”. Nel libro ha portato in superficie uno spaccato inquietante della società. Mi riferisco alla storia di vittime prive di qualsiasi legame con la camorra, come Annalisa Durante, Simonetta Lamberti, Silvia Ruotolo, il rumeno Pedru; e vittime che – per il lavoro svolto o per altra vocazione – avevano avuto contatti con la criminalità, come il giornalista Siani, il Parroco Don Peppe Diana, il giovane carabiniere Salvatore Nuvoletta. Il lavoro si divide in tre parti: il dialogo con le vittime innocenti, la discesa nell’inferno (come discesa nei propri fondali, visto che siamo più abili ad attingere negli inferni altrui) e l’incontro negli inferi con quattro personaggi tipici della criminalità organizzata (un boss, un killer, un faccendiere e riciclatore di danaro sporco, un politico corrotto). La parte iniziale e quella finale del libro rappresentano il costrutto su cui si alimenta il progetto di Sorgente educativa. L’autore definisce la criminalità organizzata come una vera e propria patologia, e ne formula anche una denominazione: Sclerocardia Emozionale Associativa (indurimento del cuore alle emozioni positive); ecco il perché del ruolo anche rieducativo del lavoro.

 

Quali sono i futuri eventi che stai organizzando, o che ti piacerebbe mettere in cantiere?

Al momento è entrato in piena fase di realizzazione un grande evento, che il Comando Militare Esercito “Campania” è stato chiamato a promuovere: il 61° Raduno Nazionale dei Bersaglieri, previsto a Salerno dal 13 al 19 maggio 2013. Circa 70mila fanti piumati “invaderanno” la bella città di mare.

 

Antonio Grilletto parla col tono ardente di chi mette l’anima nel proprio lavoro; e riesce a trasportarvi le passioni della vita.

Nelle mani stringe le redini del comando, che non possono allentarsi se non al prezzo di inceppare l’intero meccanismo. Ma la sua umanità trapela perfino dagli ordini impartiti.

Non è facile varcare certe soglie, per chi indossa una qualunque divisa dello Stato: sia essa l’uniforme o la tonaca.

Non è facile dialogare, specie con i giovani, per chi si veste d’autorità.

È dunque da apprezzare senza remore il lavoro di questi uomini. E lo sforzo di una comunità, che rinnova tradizioni millenarie nonostante il feroce pessimismo dei tempi attuali.

Non resta che attendere la decisione dell’Unesco, con l’augurio che sia giusta. E aggiungere alla nostra terra un motivo di vanto in più.

 

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