Clarence è arrivato a Via Galbani e si è trovato davanti il piccolo.
…
Senza por tempo in mezzo, Cla’ prende il cellulare e compone un numero.
Cla’ (serio) – Pa’ devi venire subito a Via Galbani, urge la tua presenza…
– Che è successo?
– Non posso spiegarti per telefono.
(preoccupata) – Non mi dire, avete litigato? L’hai lasciato?
Ha fatto qualche altra sciocchezza?
– Peggio…
Dai, come stai e stai… Oh, porta qualcosa da mangiare, qua non c’è praticamente nulla, tranne l’olio, forse.
– Okay, ho fatto una pizza di patate, la porto.
Cla’ chiude e sospira.
Poco dopo
Se non ci fosse Cla’…
Totalmente ottenebrato, Ramon appare pochissimo collaborativo… per fortuna Clarence ragiona al posto suo. Per prima cosa accende il riscaldamento e fa una immediata ricognizione in cucina.
In dispensa non c’è nulla che un bambino possa trovare appetibile, perciò Clarence decide che sarà Pa’ ad occuparsene, ovvero uno di loro uscirà eventualmente per la spesa, lasciando lei alle prese col bambino.
Ramon – Già, ma lei che esperienza ha coi bambini, visto che non ne ha…
(l’unica cosa sensata che riesce a tirar fuori dalla bocca)
– Certamente ne sa un po’ più di noi, ti pare?
Ramon fa una smorfia, dubbioso.
– Alla peggio c’è mia madre… anzi, sai che c’è? mo’ la chiamo, così vediamo se ci dà una mano.
Detto fatto.
Con la scusa di farle una sorpresa, Laura si dichiara disponibile a raggiungerli a Via Galbani nel primo pomeriggio.
——
Quando arriva Pa’ la sua faccia davanti al piccolino andrebbe immortalata.
– Nooooooooooooooooo! Non mi dite!!!
Entrambi gli uomini annuiscono con la testa.
Pa’ si avvicina al bimbo sorridendo. Il piccolo le va subito in braccio.
Mathias la spiazza con la sua solita domanda.
– E tu chi sei, una zia?
Lei guarda i due, poi risponde
– Ehhhhh, quasi…
Lo mette giù.
Mathias torna a sedersi sul divano a seguire i cartoni.
Pa’ si avvicina al tavolo dove Ramon è appoggiato.
– Però! Un così bel bambino, non si direbbe quasi che è opera tua…
Cla’ – Sì, sembra troppo tranquillo ed educato per essere sangue del suo sangue…
Ramon risponde loro con un’occhiata prima ringalluzzita, poi bieca.
Lei – Ma tu sei sicuro che è proprio (abbassa la voce) figlio tuo?
Lui allarga le braccia.
– Pa’, che cazzo ne so io…
Una volta sì e no sarà successo…
(lei sfottendo) – Beh, ma quando uno ci sa fare…
Cla’ – Scusa ma non eri tu quello che non prende mai rischi?
Ramon – Da un certo momento in poi, evidentemente… (pausa)
No, scherzi a parte, quella volta lì… s’era bevuto.
Non è che mi ricordi poi molto… Mi sa che ha fatto tutto lei, e io ci sono stato…
Pa’ – Ormai è troppo tardi per stare a rivangare.
La frittata è sotto i nostri occhi…
(pausa)
Mettila così, te lo ritrovi bell’e fatto, e non è neanche male, avrà preso da lei.
– Scema!
Cla’ – Ha ragione Pa’, in fondo hai… “abbiamo” un figlio.
Ormai hai tutto, dovresti essere felice…
Ramon sospira poco convinto.
Pa’ – Ma a lui hai detto che sei suo… padre?
– No, e spero di non doverlo fare…
Cla’ – Ma perché hai così paura?
– Cla’ mettiti nei miei panni… lo sai che non ci ho mai pensato.
Seriamente almeno…
Pa’ – Qualche volta la vita ti coglie di sorpresa, ma non è sempre un dramma.
– Ha parlato Miss Saggezza, prendilo tu allora…
Cla’ – Sottoscrivo, poi lo cresciamo in 4, una mamma e tre zii…
E per la prima volta scoppiano tutti e tre a ridere come scemi.
– Zia?
Pa’ si volta – Sì, amore?
– Giochiamo?
– A cosa?
– A fare i disegni.
– Arrivo.
(voltandosi verso Ramon) – Capito, pure artista…
Le due ore successive trascorrono insolitamente lisce: il bambino mostra il suo estro disegnando animali di varia natura, mangia senza problemi la pizza di patate, chiede di fare la pipì con l’ausilio della nuova zia, infine si addormenta fra le braccia di Ramon, che crolla pure lui al sonno per via della tensione.
All’arrivo di Laura, quando Paola è ormai andata via, la visione di Ramon e del piccolo addormentati sul divano spinge i due Daverall a commozione.
Mathias incanta Laura che si dà subito da fare come una vera nonna, unica ad apparire subito raggiante all’idea di avere un nipotino.
Nel tardo pomeriggio Roxy viene a riprendersi il bambino.
Clarence e Laura portano il piccolo in un’altra stanza per consentire a Roxy e Ramon di scambiare due parole.
– Perché non me lo hai detto in tutti questi anni?
Roxy – Non aveva senso.
– Stai scherzando?
– Sono serissima.
Amavo Jonathan, l’abbiamo cresciuto insieme… e con buona probabilità Mathias è figlio suo.
Anzi no, sono sicura.
Un tuffo al cuore. Ramon fa segno di non capire.
– Sono stata con tutti e due nello stesso giorno.
Ma il bambino ha il sangue incompatibile col tuo.
Per un attimo Ramon si sente sollevato ma anche terribilmente triste, come privato di qualcosa.
– Peccato… Quasi quasi mi stavo abituando.
(pausa)
Ma allora perché mi hai mentito?
– Perché a volte si fanno cose senza senso… volevo inconsciamente ferire Jonathan e vedere come avresti reagito tu a questa notizia. (pausa)
Stai tranquillo, non ti darò più fastidio, riesco a cavarmela da sola…
Ramon si avvicina e l’abbraccia.
– Roxy io… anche se non sono il padre… insomma, puoi contare su di me…
– Lo terrò a mente.
Me lo porti ora?
Ramon si allontana e torna con Mathias in braccio.
Dietro di lui Clarence e Laura.
Mathias va subito in braccio a sua madre, poi però si protende con le braccia all’indietro per baciare tutti e tre, i suoi nuovi zii e la nonna.
Ramon – Quando vuoi portacelo, non ti fare problemi, mi raccomando.
Roxy annuisce sorridendo, mentre Mathias continua a fare ciao fin sulle scale.
——-
In serata, a Via Galbani
A letto
Cla’ – Certo che questa casa ne sta vedendo di cose strane…
Ramon – Prima Pa’, poi il bambino…
(sospira)
Tirami su che è meglio… Già che stai, fammelo “strano” please…
——-
Sabato 5 novembre, al cellulare
Didy – Hey, uccel di bosco, come te la passi?
Ramon – Tempi duri, ciccia… ultimamente solo stress…
– Ma come, non si scopa come ricci?
– Beh, quello sempre… anzi a giudicare dagli eventi forse troppo… hai saputo del bambino?
(ridendo) – Sì, Pa’ mi ha aggiornato… Non ti smentisci mai, fringuello…
Ramon si fa una risata.
– Peccato, però… dice Pa’ che è un bambino bellissimo, e pure dolce di carattere… non può essere figlio tuo, sicuro…
– Faccio così schifo?
– Anche peggio… senti merdaccia, perché domani sera non ti stendi e vieni da me a festeggiare? C’è solo Bobby, gli altri boys non potevano…
Naturalmente con Clarence… e Pa’, mi pare ovvio…
– Eh ciccia… il fatto è che… c’avrei un mezzo impegno, anche se non mi sento per la quale… mi sembra di avere la febbre…
– Oddio, non mi ci far pensare… scotterai come un carbone ardente, povero Cla’…
(pausa) Va bene, non insisto… allora ti saluto… Ah no, aspetta un attimo…
Bobby ti ha detto niente?
– A che proposito?
– Sta strano da qualche giorno, da Halloween, per l’esattezza…
Secondo me c’ha sottomano qualche tresca. Un’altra, ci scommetto.
(Ramon pensa: “Non sa niente, meno male…”)
– Mah, non so che dirti, ma non mi pare… Del resto, perché doveva dirlo a me?
– Fra uomini, sai…
– No, ciccia, mi sa che stavolta sei fuori strada…
– Oh, se cambi idea per domani, fammi un fischio.
– Sarà fatto, bellezza. Un bacio.
——-
6 novembre, compleanno di Didy
Ramon telefona per farle gli auguri.
– Perché non alzi le chiappe e vieni da me?
– Perché ce le ho doloranti, baby.
Febbrone da cavallo.
– Ma va! (pausa)
(seria) Quell’è che tu stai sempre nudo a fare un’arte…
Ramon teme che si tratti di un’allusione a Bobby e cambia subito discorso.
In serata
Ramon sta lamentoso a letto, è insopportabile.
Clarence è in attesa dell’arrivo di Pa’.
Arriva Pa’ e Cla’ la precede nella stanza del malato.
Cla’ si va a sdraiare sul letto da un lato, Pa’ resta in piedi davanti a Ramon.
Poi anche lei si siede, ai piedi del letto.
(a Pa’) Ramon – Ma come! Entri e neanche un bacio a Ramon tuo!
– Ma se sei pieno di microbi…
– Ma io mica intendevo sulle labbra, qua (e con la mano indica il Gigio)
Pa’ guarda Cla’ con aria afflitta.
Cla’ (ridendo) – Fate pure, non mi formalizzo.
Pa’ gli lancia un’occhiata alla baffone di Stanlio e Ollio.
Ramon – Visto? L’ho ammaestrato…
Pa’ per tutta risposta dà a Ramon una pacca sui cosiddetti.
– Minchia! Che io sono già un uomo morto…
Pa’ (coglionandolo) – Per una stupida influenza, anzi manco influenza…
Hai preso qualcosa?
Ramon non risponde per protesta e si massaggia la parte colpita così duramente dalla virago.
Cla’ – È venuto il dottore oggi pomeriggio. Gli ha misurato la febbre e ha fatto le solite raccomandazioni.
Pa’ – Che ha detto?
Ramon (serio) – Ha detto che ho bisogno di un pompino ogni 12 ore per almeno 5 giorni…
(Pa’, scoppiando a ridere) – Tu non sei malato, sei solo scemo…
(senza ridere, almeno all’apparenza) – Zitta donna!
Piuttosto mettetevi d’accordo voi due, uno me lo fa al mattino, l’altro la sera…
Cla’ un altro po’ e piange per il gran ridere.
Cla’ – Visto che dormiamo assieme, direi che è più comodo che io te lo faccio al mattino e lei la sera…
Pa’ (a Cla’) – Come no! Facciamo alle 9 tu e alle 21 io…
Ramon (serissimo) – Per me va bene.
(a Pa’) – Naturalmente tu ti metti il camice e sotto niente… no, le giarrettiere mi raccomando…
Pa’ – Altre richieste, Vossignoria?
Ramon – Sì, mi spalmi il Vicks Vaporub, già che stai?
7 novembre
Cla’ è volato a Londra per un servizio fotografico, affidando Ramon alle cure di Pa’.
In serata telefona a Via Galbani per avere notizie del malato.
Ramon le avvicina il vecchio telefono a tastiera.
– Come stai Paolè?
– Bene.
– Ramon?
– Mi sa che sta meglio…
Stesi sul letto, lei è accoccolata nell’incavo del braccio, proprio come Ramon è solito fare con Clarence. Ramon le accarezza i capelli, la bacia sulla fronte.
Pa’ si lascia fare, completamente rilassata.
– Attenta, che quello è pericoloso… anche moribondo non lo fermerebbe nessuno…
Pa’ ride e si solleva, mettendosi seduta.
Ramon – Ma che sta dicendo? Passamelo.
Pa’ gli passa il telefono.
– Oh Ciccio, che le stai a dire, che me la travi…
Cla’ – Portati bene, non me la strapazzare troppo…
– Chi moi? Non preoccuparti…
(a Pa’) Chérie mo’ ti violento, ma tu tranquilla, non sentirai nulla…
Pa’ ride e gli dà un buffetto.
Ramon saluta Cla’ e passa il telefono a lei.
Pa’ – Sta sempre come uno scemo…
Cla’ (serio) – Sta come me…
(lei) – Mmmm?
(suadente) – È innamorato di te.
Silenzio.
Pa’ – Dici?
Cla’ – Fidati…
Sta ancora là, vero?
– Sì.
– Ti amo Pa’.
Lei si sente spiazzata con Ramon accanto.
– Lo so che non puoi parlare ma… è così anche per te?
– Sì.
Lui sospira, come sollevato.
– Ciao, Paolè, a domani.
Pa’ mette giù la cornetta.
Si risistema accanto a Ramon, lui le prende le mani, se le porta alle labbra.
La attira su di sé, stringendola.
– Ho cercato, Pa’ di contrastarlo… ma non ci riesco…
(sussurrando) Ho bisogno di vederti, di toccarti… fare l’amore con te.
È un attimo.
Ramon prende l’iniziativa, e capovolgendola prende a baciarla dappertutto, teneramente. Poi di colpo si fa impetuoso, perdendo totalmente il controllo. La libera di ogni orpello e si sistema su di lei.
Pa’ può fare poco per contrastarlo. Lo lascia fare. Lui comincia ad agitarsi.
– Dimmi che mi ami, Pa’.
Perché tu mi ami, è così??
(pausa)
(ansimando) Dimmelo!
(suadente) – Ti amo, chéri!
– Mi ami quanto Cla’?
– Sìììì.
E mentre lui continua
(pensa) Non immagini quanto…
(Dall’inviato Farina 00)
(SCOP, Società Cooperativa Organizzatori Panzane)
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